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                    Era attraccata una sera senza una bava di vento.
                 Don Lupo e la giovane cantante si trovavano sul
                 campanile, nella cella campanaria, da dove si
                 poteva godere uno straordinario e quieto
                 panorama. L’aria era impregnata di salmastro e
                 l’odore forte delle alghe, che il mare lasciava in
                 ogni angolo, copriva tutto.

                    «E’ strana la tranquillità che diffonde il paese,
                 visto da qui…», disse don Lupo.

                    «E’ vero, sembrano sparite tutte le beghe, le
                 angosce di questi giorni. La linea dell’orizzonte,
                 ferma e immutabile, ci restituisce le nostre cer-
                 tezze. Poco importa se un po’ d’acqua di mare ci
                 bagna i piedi…», la giovane cantante pensava a
                 voce alta.

                    «Le nostre certezze? Parli per te stessa…».
                    «Certo che parlo per me… lo so che sei tor-
                 mentato e incerto, anche in questo momento:
                 forse vorresti essere lontano mille chilometri da
                 qui... da me…».
                    «E là, a mille chilometri di distanza, ti penserei,
                 ti sognerei…».
                    «Accontentiamoci di questa vista e del senso
                 dell’eterno che ci trasmette quella linea in fondo

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