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bacio», Tugnin strinse la mano a tutti e poi si
rivolse all’avvocato: «Mi raccomando… non per
me ma per questi ragazzi, ce la metta tutta».
Quando si recarono all’imbarcadero, per
ritornare in paese, s’imbatterono in una donna
molto elegante che salutò affettuosamente il pro-
fessor Lanterna: «Lanternino… sei proprio tu? Ti
sei fatto crescere i baffi? Sono grigi, t’invec-
chiano… - rideva - ho visto la tua foto sui giornali
e mi sono organizzata per venire a vedere come
stavi… allora… come stai? Te la hanno date?».
Il professor Lanterna era rimasto di sasso.
Aveva davanti, in carne ed ossa, il suo primo
amore, mai dimenticato e mitizzato col tempo.
Poiché il professore era rimasto muto dalla sor-
presa continuò a parlare lei raccontandogli di
essere rimasta vedova alcuni anni prima. Ora
viveva sola, in una grande città del nord. Lo
chiamava Lanternino, come quando erano
ragazzi.
Si capiva che, tra loro due, era lei ad avere in
mano il pallino. Probabilmente, si ripeteva la
situazione di quando erano ragazzi.
Salirono sul battello mentre il sole tramontava.
Dal ponte, guardavano la porta dell’apparizione
rosseggiante di sole. Era il posto dove lei era
apparsa al professore tanti, tanti, anni prima.
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