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se gli avevano sempre fatto schifo.
Nella valletta, dove si trovava la discarica di
rifiuti, c’erano anche alcuni capannoni industriali
contornati da grandi muri. Subito dopo, iniziava il
bosco. Lo studente-bagnino, fin da quando era
ragazzino, aveva sempre osservato con ansia
quella linea di confine. Da una parte l’attività del-
l’uomo, con le sue trasformazioni, anche trauma-
tiche, dei luoghi, della natura. Dall’altra il bosco,
con le sue creature, i suoi odori, la sua vegeta-
zione, il suo paesaggio che mutava solo con il tra-
scorrere delle stagioni. L’ansia gli derivava dal
rischio di dover scoprire, un giorno, che i
capannoni erano aumentati, consumando quel ter-
ritorio boschivo che, stagioni dopo stagioni, era
arrivato integro sino al tempo presente. D’altra
parte, l’uomo, con le sue esigenze di lavoro, con i
suoi nuovi bisogni, non poteva stare fermo. Le
difficoltà nascevano nel trovare un giusto equi-
librio perché ben pochi stavano dalla parte del
bosco, che mutava solo con le stagioni.
Quella fragile linea di confine se la portava
dentro, insieme ai suoi dubbi ed alle sue
domande, quando guardava per aria, verso il mare
o le colline, cercando di origliare le risposte che
non arrivavano. Istintivamente, sentiva che stare
dalla parte del bosco, delle sue creature, della sua
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