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          deserto e silenzioso, galleggiavano decine di gab-
          biani. Ora i padroni erano loro e quell’angolo di
          paese, senza le urla di Cipolla e soci, era così
          diverso che persino l’architettura delle vecchie
          case sembrava cambiata.

             Eh sì, un paese non è solo fatto di terra, di
          pietre, di piante, di materia. Con quelle urla, se
          n’era andata quell’anima che invece resisteva
          dalle parti della canonica, della villa del professor
          Lanterna, delle povere case degli immigrati. Un
          paese senza le voci è quasi niente e, piano, piano,
          perde persino la memoria. Non bastano i gabbiani
          per conservarla. Un paese anche senza i suoi topi
          non è più un paese e un cimitero, senza un
          bestemmiatore incazzato, un poeta e un vecchio
          gatto, rischia di essere un lago morto, quando il
          mare si alza.

             Per fortuna, c’è sempre qualcosa, un pitale, un
          salvagente, una bottiglia, che muove le acque.

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