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co, poi quello televisivo.
            Ho un ricordo lontano di un consigliere di minoranza che mi
          chiese di scrivere il testo di una interpellanza sulla riforma radio-
          televisiva e di un presidente di maggioranza che mi chiese di scri-
          vere il testo della risposta in aula; in altri termini mi sono fatte le
          domande e mi sono risposto, forse in modo insoddisfacente.
            Poi c’è stata la dolorosa vicenda  del mio deferimento alla com-
          missione di disciplina e la decurtazione dello stipendio, sanzione
          severa che non avevano avuto neppure ladri, con sentenze passate
          in giudicato, o piduisti.
            Una vicenda che ha segnato la mia vita; sono comunque orgo-
          glioso di non aver accettato vessazioni ottuse e che, per mia fortu-
          na, l’articolo incriminato  è stampato e catalogato e può testimo-
          niare in ogni tempo le mie buone ragioni e l’asineria di dirigenti e
          presidenti, tanto per parlar chiaro.




            Ma l’obiettivo evidente era di intimidirmi e di darmi una lezione!
            Debbo aggiungere che, pur non contestando l’esistenza di un
          organo interno di disciplina, penso che  i sindacati avrebbero potu-
          to chiedere almeno garanzie minime quali la sottoscrizione delle
          accuse formulate, non per altro  che   per distinguere la nostra
          Regione da una satrapia orientale e assicurare  un livello decente
          del procedimento di accusa e difesa... Ho potuto invece verificare
          l’intrinseco arbitrio e l’impossibilità di mettere sotto accusa la diri-
          genza e le sue prassi disinvolte. Ma che giustizia è quella di chi ha
          paura di un confronto, persino di ascoltare e verificare i fatti?
            S u c c e s s ivamente  ho  avuto  la  responsabilità  dell’ufficio  d o c u-
          mentazione e bibl i o t e c a che sembrava una punizione per la marg i-
          nalità del ruolo in cui era costretta ad operare la biblioteca in queg l i
          anni; un vero assurdo considerata la centralità di una struttura di
          documentazione nei confronti dello stesso  processo leg i s l a t ivo; una
          grande  miopia  che  è  durata  anni.  Ieri  su  «La  Stampa»  Lietta
          To rn a buoni scrive con arguzia del rifiuto dei libri da parte  dei poli-


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