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mento, raggiunta non senza difficoltà, dopo aver conseguito l’abili-
tazione all’insegnamento in materie giuridiche ed economiche.
A mio onore da allora non ho mai fatto carriera, anzi sono regre-
dito un po’ ad ogni inquadramento; ad ogni ristrutturazione è
aumentato il numero dei soprastanti e si è incrudelito il rapporto
gerarchico; sono arrivato alla conclusione che si tratta di un siste-
ma autoritario e inefficiente che consente a piccoli uomini di tiran-
neggiarne altri... e non mi si venga a parlare di una gerarchia delle
competenze perché mai ho trovato sostegno culturale e condivisio-
ne dei problemi. Niente avviene mai per diritto, ma sempre per
concessione di qualcuno... gli effetti sono ovviamente devastanti.
E come avrebbe potuto essere diversamente se non si scioglie il
rapporto perverso tra dirigenti ed esponenti politici?
Il problema della burocrazia è antico, una burocrazia non con-
trapposta al privato ma funzionale agli interessi forti.
Consentitemi una citazione colta del filosofo di Treviri, Carlo
Marx, siamo a metà del 1800!
«La burocrazia è lo stato immaginario accanto allo stato
reale… Ogni cosa ha dunque un doppio significato, uno reale e
uno burocratico.
La bu ro c razia detiene l’essenza dello stato… questa è la sua pro -
prietà privata. Lo spirito ge n e rale della bu ro c razia è il seg re t o …
L’opinione pubblica appare come un tradimento del suo mistero.
L’autorità è perciò il principio della sua scienza e l’idolatria
dell’autorità è il suo sentimento.
Ma all’interno della burocrazia lo spiritualismo diventa un
crasso materialismo, il materialismo dell’ubbidienza passiva, della
fede nell’autorità, del meccanismo di un’attività formale fissa, di
principi, di idee, di tradizioni fisse.
In quanto al burocrate preso singolarmente lo scopo dello
stato diventa il suo scopo privato, una caccia ai posti più alti, un
far carriera...»
Non so come si potrebbe esprimere più compiutamente la crisi
profonda dello Stato moderno rappresentativo e il rapporto subal-
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