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mantenimento delle spiagge quali supporto per la balneazione, ebbe pieno
successo.
Non si dimentichi che la provincia di Savona nel 1950 era prima tra le
province italiane per presenze turistiche. Dopo tutta una serie di resistenze
che sono dettagliatamente documentate negli archivi dell'E.P.T. di Savona e
dei comuni rivieraschi della provincia, finalmente il 30 Marzo 1951 la
Capitaneria di Savona prese formalmente atto dell'ordine del giorno 20
Marzo 1951 con il quale i Sindaci ed i Presidenti delle Aziende Autonome di
Soggiorno chiedevano che venisse vietata I'estrazione di materiali su tutto il
litorale del compartimento marittimo di Savona.
Con questo atto si pongono le premesse per il salvataggio del prezioso
patrimonio delle spiagge di tutta la provincia che unica in Italia seppe
preservarle dalla invasione delle cosiddette opere di difesa (scogliere
frangiflutto) rese appunto necessarie, nella maggior parte dei casi, proprio
dalla pratica della estrazione di inerti dalle spiagge e dai corsi d'acqua
rifornitori. Nel frattempo I'osservazione dei fenomeni litoranei su cui era
stata attratta I'attenzione della opinione pubblica, grazie al coordinamento
offerto dall'E.P.T. di Savona (allora come si è accennato retto da un tecnico
appassionato a questi problemi) consentì in tutta la provincia di avviare una
pratica di smaltimento a mare di materiali di risulta da scavi e demolizioni
che costituì per il periodo '50-'75 circa, una fonte di alimentazione artificiale
delle spiagge molto superiore a quella naturale. Fu cosi possibile in tutta la
provincia migliorare considerevolmente la consistenza degli arenili. Per
quanto riguarda il golfo di Spotorno e Noli, come si è visto in precedenza,
questa pratica era già stata adottata con successo a Noli fino dall'ottocento
con lo smaltimento a mare del cappellaccio risultante dalla cava di quarzo
"Michelet" (poi Accornero), che peraltro cessò nel 1957 con la chiusura
delle cave.
Evoluzione della spiaggia di Noli dal 1950
Negli anni seguenti si procedette all’allargamento della Via Aurelia a
Noli, a spese della spiaggia, per una larghezza di 7-10 metri ed in
conseguenza si avverti la necessità di assicurare alla spiaggia stessa, una
alimentazione supplementare che sostituisse il cessato gettito proveniente
dalle cave di quarzo. Nel 1960 fu pertanto costruita una piazzola in c.a.
presso Capo Noli (tutt'ora esistente) dalla quale venivano smaltiti a mare
materiali detritici scelti provenienti da scavi e demolizioni edilizi.
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