Page 18 - ricordi di sbarbaro-3
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Nel '59 a Ottobre, stavo preparando l'esame di anatomia e non avevo
            voglia di studiare; Bruno Beiso, soprannominato Juan Salacca,(fig.22)

                                                       fig.22 Vicino a me, sedu-
                                                       to   sulla   ringhiera,   c'è
                                                       Bruno, con, in success-
                                                       sione,   Paolo   Ghelardi,
                                                       Amedeo   Barbieri,   detto
                                                       Malaga, e Gigi Beltrame
                                                       Foto eseguita da Renato
                                                       Cireddu: io sono capita-
                                                       to   per   caso,   in   questa
                                                       compagnia di professio-
                                                       nisti  dell'amore.




            professionista dell'amore, uno dei tanti che hanno reso famose le
            nostre spiagge, aveva intercettato due ragazze di Roma e, trattandosi
            di ragazze colte che lavoravano in Lussemburgo, nelle prime strutture
            europee, avendo lui amici e repertori per ogni occasione (pur essendo
            uomo di mondo e diplomato, adattava l'approccio e il linguaggio a
            seconda delle interlocutrici; ad esempio, se si trattava di qualche
            servetta incolta, era celebre il suo”non venirmelo a dirmelo a io che
            ciascuno abbiamo le sue pene, si troviamo sulla sogliola della porta
            ecc.”) aveva pensato a me come spalla:”Vieni, non sono bellissime,
            ma siamo fuori stagione e poi sono intelligenti e simpatiche”.
            Andavamo nella spiaggetta tra Noli e Varigotti, mi portavo il libro di
            anatomia con l'apparato ginecologico e cercavamo di far passare la
            loro settimana di vacanza.
            Esibivo un'aria sofferta, buttandola sull'infelicità umana ecc. e forse
             mi sono lasciato scappare due versi di Sbarbaro dei tempi della sua
            “stagione all'inferno”.
            Una delle due ragazze mi chiese se conoscevo Sbarbaro ed io son
            andato ben al di là del millantato credito.
            “Davvero? Allora me lo devi far conoscere, perchè anch'io lo amo”.
            Apriti cielo! “Ma lui è schivo, sua sorella mi ha sempre raccomandato
            di non portargli rompiscatole, curiosi!”.
            Non ci fu verso, fui messo in minoranza, anzi in croce; così un
            pomeriggio, senza nessun preavviso, li ho portati là.
            La Lina, appena aperta la porta, rimase senza parole, fece solo una
            smorfia più che eloquente e, mentre stava per dire che suo fratello
            non   c'era,   Millo   comparve;   farfugliai   delle   scuse,aspettandomi   il
            peggio e, mentre spiegavo che erano ragazze di Roma innamorate
            della sua poesia,lo vidi inaspettatamente sorridere ospitale.
            “Avanti!”   Seguì   un'ora   di   fuochi   d'artificio:   simpatico,   galante,
            gioviale,   completamente   a   suo   agio,   conquistato   dalle   sue
            ammiratrici.
            Ce ne andammo con il nostro fascino umiliato, Bruno ed io, e so che
            gli scrissero.


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