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farmi vedere; poi, alla fine dell'estate, magari facevamo qualche
traduzione, un po' di ripasso.
Certo non era più come ai tempi delle medie, lo vedevo più di rado;
allora mi capitava di incontrarlo in paese, in via Garibaldi, alle Poste,
dove l'Adelina, la Pucci Marengo,la Mariarosa Centi lo coprivano di
gentilezze, quando spediva o riceveva licheni, o al bar Ligure o
all'Excelsior, dove faceva qualche sosta per una bibita.
Quando mi ha scritto la cartolina in greco, (fig.17)
fig.17 “Stammi
bene carissimo”
...pensare che so-
gnavo di fare un fi-
gurone...!
l'ho esibita a scuola, subito ridimensionato dal mio professore di
greco, professor Giusta, un grande, che conosceva Millo di fama e
che, come lui,era un asso (andrà presto a insegnare filologia greca e
latina all'Università di Torino), il quale, dopo avermela fatta tradurre
alla bell'e meglio, si è subito sbrigato a fare lo stupito, coram populo,
meravigliandosi che Sbarbaro avesse qualche relazione con un asino
come me..! (fig.18)
fig.18 La mia classe, al liceo: alla mia destra la grande luce è dovuta
alle calvizie del prof. Giusta insigna grecista dai capelli decimati da
Tucidide e Omero, benchè lui affermasse che la fronte alta era
propria dei grandi uomini...! Per me, un altro Sbarbaro, che fortuna!
Verso la fine del liceo gli avevo parlato della mia intenzione di fare
medicina; non se ne stupì, anzi mi incoraggiò; forse sul suo giudizio
pesò anche il fatto che conosceva la storia del dottor Rossello, mio
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