Page 19 - ricordi di sbarbaro-3
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Nel   '60   approderò   anch'io   all'ospedale   S.   Paolo,   come   studente
            frequentatore, proprio nella Divisione del prof. Scalfi, reclutato, come
            “sherpa”   dal   dott.Mantero;   avendomi,   il   prof.   Scalfi   chiesto   se
            conoscevo come spotornese il poeta, la mia risposta affermativa mi
            fece   salire   un   gradino   nella   sua   considerazione;   e   l'essere   stato
            ammesso a frequentare la Divisione chirurgica anche quella del dott.
            Torcello, che era il medico degli Sbarbaro e conosceva la selettività di
            Scalfi e Mantero, aumentò.
            Lui, poi, quando mi vedeva, mi scrutava, mi esaminava , controllava
            che crescessi come mi volevano i miei, che lui stimava molto, senza
            rinunciare alla sua ironia sull'onnipotenza della scienza, inabilitata a
            risolvere l'infelicità umana, pur con tutta la sua tronfia vanità.
            Una mattina sono arrivato a casa sua per caso, inaspettato:”Vieni,
            vieni, ah,ah! Sto traducendo Molière, il malato immaginario!” e giù
            con una filastrocca in latinorum tradotta e adattata da lui, mentre si
            sganasciava dal ridere ed io capivo che più del malato rideva di quel
            medico imbroglione che la recitava per impressionare il malato e
            della stupidità umana, lì equamente rappresentata.
            Oppure,   in   un'altra   occasione,   per   verificare   se   studiavo   con
            attenzione:
            “Che cos'è l'epulide? “Una malattia della gengiva”; “No, no, sopra la
            gengiva, epì ulis, hai già dimenticato il greco?”
            Intanto, però, ogni tanto facevo una scoperta, mi regalava  un libretto
            di Mal'aria e scoprivo   un suo caro amico come Arrigo Bugiani
            (fig.23-24)




                                                      fig.23 La raccolta dei li-
                                                      bretti di Mal'aria rappre-
                                                      senta un gioiello della let-
                                                      teratua   italiana   del   900,
                                                      della sua poesia. Di Sbar-
                                                      baro ve ne sono cinque o
                                                      sei.






























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