Page 9 - ricordi di sbarbaro-3
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Io lo ricordo così, a quei tempi, con il suo sigaro Branca, il suo mezzo
toscano, con la sua tosse da fumatore, i suoi geloni, nella saletta; su
quel tavolo e su quelle sedie che mi ha lasciato in eredità (erano di
suo nonno Sbarbaro), studiavamo. (fig.8 – fig.9)
fig.9 uno dei
due trompe-
l'oeil e la stam-
pa del piranesi,
studiavamo lì.
Faceva freddo, raramente compariva una stufetta a gas tra noi due,
non mi sono mai sentito a disagio, solo un po' di soggezione; lo
chiamavo “sciu^ prufessu^ “; indossava una vecchia zimarra di color
marrone sbiadito.
La Marinin (Benedetta,come poi lui l'ha chiamata, ma in casa era
mue^) è morta nel 1953; io ero già in collegio a Mondovì e mia
mamma ha mandato mia sorella e papà a visitare la defunta in casa,
come usava da noi.
Bianca, mia sorella, che aveva allora 17 anni scarsi, le aveva
accarezzato un braccio, così mi ha detto, nascondendo il disagio che
si prova, così giovani,davanti alla maestà della morte.
Bacigalupo Maria (1872-1953) (fig.10)
Ad illustrarla è sufficiente la dedica di Millo.
La chiamava, come ho detto, mue^, e le indirizzava così le sue
cartoline (trovate in quello scatolone).Sepolta a Spotorno, l'epigrafe
sulla sua tomba, dettata da Millo, dice: “Con amore di figli, i nipoti”.
Fig.10 La Marinin
giovane e com'era
quando l'ho cono-
sciuta io.
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