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LA COLLINA


            Il  fondo denominato  “la  Collina”  si
            distingueva   dagli   altri   per   la   sua
            peculiarità   di   essere   interamente   su
            terrazzamenti   che   dalla   foce   del
            torrente   Torbora   arrivavano   fino   alla
            strada per Voze, formando appunto una
            collinetta   sulla   cui   sommità   c'era   la
            casa colonica.
            Essa, costruita in pietrame con il solaio
            in legno, di dimensioni molto grandi,
            era adibita nella parte superiore ad abitazione, nella parte inferiore magazzini e stalle.
            Dalla  stima Marchesi Serra  emerge  una rappresentazione  della  Collina  di fine
            Ottocento, molto diversa da quella conosciuta in tempi successivi:
                                                        n. 859 alberi di ulivi per una produzione di
                                                        q.li 890 di “broccatura d'olivi”
                                                        (quantità   di   frutti   raccolti   a   mano)
                                                        valutata in £. 8.900;
                                                        fichi, pere, sorbe,   seminativo e ortaggi
                                                        valutata  £. 200; seminativo £. 500;
                                                        il bosco di pini valutato per la legna in
                                                        £. 3.000, casa colonica a corpo £. 1.000.

                                                        In seguito gli ulivi furono espiantati, e i
                                                        diversi   Coloni   dei   Siccardi   prima   e
            dell'Opera Pia  dopo, convertirono le colture in ortaggi, vigneto e frutta.
            Lavorare questa terra comportava molta fatica e non poche difficoltà: le fasce erano
            lunghe e strette, tenute su da muretti a secco a sfidare la pendenza del terreno, per cui
            tutto veniva fatto a mano, con la zappa o piccoli attrezzi, il materiale, il foraggio e
            tutto il necessario veniva portato a spalla.
            Nel periodo dal 1951 al 1955  diede un incasso medio annuo per la quota parte di £.
            146.000 per la vendita di frutta e £.58.000 per la vendita di vino.
            Il problema principale di questo fondo era l'irrigazione, l'acqua infatti  doveva essere
            pompata da una grande vasca situata alla
            foce del rio Torbora, con un sistema di
            tubazioni   molto   articolato.   Un   rigido
            calendario, condiviso con i coloni del
            fondo sottostante, stabiliva  i giorni e le
            ore   in   cui   si   poteva   attingere   all'uso
            dell'acqua.

            Foto in alto: la facciata sud della casa
            Foto  al   centro  la  famiglia  Calcagno  Giobatta,  Angela
            Magnone e il figlio Antonio.
            Foto  in  basso:   la  famiglia  Toso   con   amici,  visibile  lo
            stemma dei Marchesi Serra poi disperso.
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