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IL BORGO DI PRELO
BREVE STORIA DEL BORGO A CURA DI MIRIA CERUTTI
Prelo è ben raffigurato nella mappa del Vinzoni del 1773, come un piccolo borgo di
poche case coloniche, lungo la strada che collega la piana di Spotorno a Vezzi e
Magnone.
La strada che dal borgo alla Marina conduceva a Prelo era semplicemente: via a
Prelo.
La frazione era collegata all'Oratorio di S. Caterina tramite il vico Marteggiana,
stretto tra due alti muri; il sentiero murato permetteva di raggiungere il vico Canin e
da lì il borgo del Monte, soprattutto agli uomini che dovevano montare la guardia alla
Torre di Coreallo, punto di confine con Noli.
Il vico Breia, termine dialettale per braida "terra da pascolo" era anch'esso protetto da
alti muri e conduceva da Prelo alle campagne lungo le rive del Coreallo, che nel
Medioevo, costituivano la Mensa del Vescovo da cui si ricavava: grano fichi e vino.
Il borgo di Prelo, per quello che si può ancora vedere e che è stato raffigurato su
dipinti e cartoline d'autore, era il tipico agglomerato di case del Finale, composte da
più volumi cubici su due piani e coperte per lo più da tetti terrazzati, con la cupola
appena estradossata, come quelli di Chien e Isasco, sull'altopiano delle Manie.
Nel primo catasto Napoleonico datato 1812, a Prelo risultano alcuni locali da bottaio,
per la costruzioni di botti da vino e una grande cantina per la vendita, segno che le
coltivazioni a grano di epoca medioevale erano state sostituite con quelle più
redditizie del vino.
Prelu de vigne,
da früta, de sciue,
de seppe, de pigne
e sensa demùe.
Prelu di cuntadin,
di manenti, di operai,
da ciave in tu zerbin,
da Ruscia e di ruzài.
Prelu de vegge,
da radiu, di sêugni
guantè pe manegge
tra sgöi e besêugni.
Prelu de sestelle
de panni lavè au riàn,
da stè pina de stelle.
Prelu da u chêu in man.
Foto: la borgata di Prelo in una cartolina di Aldo Raimondi
A lato: poesia dedicata a Prelo di Giuliano Meirana – il poeta che ha cantato Spotorno
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