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“È su in casa che langue ascoltando i soliti dischi e invocando,
quasi in delirio, la sua musa: Zuccherinooo dove sei col tuo culino di-
vino che di verbena ha il profumino?”, il Duca rimava da par suo.

       Zuccherino salì da Archiloco che l’abbracciò così forte da farle
mancare il respiro.

       “Com’è andata con i tuoi?”
       “Abbiamo discusso per giorni, l’unica cosa positiva è che mi
hanno lasciato tornare qui. Avevo la scusa di un esame e non hanno fatto
molte storie…”.
       “Cosa hanno detto di noi?”.
       “Il solito discorso… le prospettive, riferimenti certi per mettere su
famiglia. L’unica figlia che gli da tanti pensieri. Tenore di vita, figli, che
non devo aspettarmi aiuti da loro se faccio qualche colpo di testa. L’ul-
tima novità è rappresentata dal fatto che gli zii hanno saputo, non so da
chi, che tu e il Duca siete degli scapestrati, dei perdigiorno, che andate
per osterie anziché studiare. Per il Duca passi, ma tu, secondo loro, non
hai scusanti verso i tuoi genitori che faranno chissà quali sacrifici”.
       “Per il Duca passi? E per me no? Siamo al libro Cuore? Sono Franti?
Saranno un po’ ipocriti ma forse tutti i torti non li hanno. Io sono una
debole prospettiva. Osterie? Veramente il Duca frequenta di più i risto-
ranti”, intanto Archiloco metteva nella ciotola di Duchessina della carne
Simmenthal, la loro preferita.
       “Debole prospettiva? Adesso ti ci metti anche tu? Ma dove sta scritto
che io devo vivere nella bambagia… faremo quello che fanno tante persone
serie che si vogliono bene”. Zuccherino accarezzava Duchessina.
       Si sdraiarono sul letto dopo aver messo sul giradischi una delle loro
canzoni. Cominciò a tuonare e a lampeggiare. Si sentiva la pioggia bat-
tere sui vetri delle finestre.
       Zuccherino era stanca e si appisolò con la testa appoggiata sul
petto di Archiloco che pensava alla loro situazione. Non riusciva ad im-
maginare una vita diversa da quella che facevano lì a Torino ben sapendo
che il tempo non si sarebbe potuto fermare. Duchessina, spaventata dai
tuoni, salì sul letto e si accoccolò ai loro piedi. Era uno di quei bei mo-

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