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le capitali d’Europa ma la serata magica era stata a Vienna quando, in un
ristorante famoso, l’orchestra aveva suonato solo per loro la canzone
Wienna Wienna. Avevano ballato quel bellissimo valzer in un’atmosfera
magica. Erano soli nella pista da ballo e quando la musica era finita tutti
i commensali avevano applaudito a lungo quei due magnifici ballerini.
Un momento indimenticabile. La madre di Gianna ne parlava sempre.

       Al Duca non poteva sfuggire un’occasione simile per far pace con
Gianna e per mettere in pratica le sue grandi doti di “organizzatore di eventi”.

       In gran segreto, all’insaputa di Zuccherino e Gianna, cominciarono le
prove di una serenata ideata dal Duca. La famiglia di Gianna e quella degli
zii e cugini abitavano alla Crocetta in un palazzo di tre piani contornato da
un ampio giardino. Per prima cosa, il Duca fece alcuni sopralluoghi per stu-
diare il terreno di scena e per entrare in confidenza con il giardiniere che aveva
conosciuto solo superficialmente quando accompagnava a casa Gianna.

       “Dobbiamo fare una serenata per le nozze d’argento. Io l’avviserò
per tempo e lei dovrà lasciare il cancello del giardino aperto e indicarmi
una presa per la corrente elettrica per il microfono…”.

       “Microfono? Ma volete svegliare tutto il quartiere? Qui ci abitano
signori dalle regole severe per quanto riguarda la quiete…”, il giardiniere
era preoccupato.

       “Ma non verremo mica nel cuore della notte! E poi sarà musica
di quella seria, musica viennese! Ci sarà anche un metronotte per ga-
rantire l’ordine”.

       Il Duca riuscì a convincere il giardiniere e ora non restava che pre-
parare il repertorio della serenata. Il pezzo forte doveva essere, ovvia-
mente, Wienna Wienna e poi bisognava fare qualche altro pezzo che sa-
peva essere nelle corde dei genitori di Gianna tipo Mattinata del
Leoncavallo e Tu, che mi hai preso il cuor di Lehar.

       Occorreva, di conseguenza, costituire un gruppo musicale. Il
Duca ne parlò con Totò: “Che ne dici? Si può fare? Abbiamo le forze?”.

       “Le forze ci sono. Possiamo chiedere al piccolo Caruso piemontèis,
è stato un tenorino niente male. Se lo pagherai bene, darà il meglio”. Totò
era pensoso.

       “Piccolo Caruso piemontèis?”.

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