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rino. Anche Gianna si era sposata ed aveva avuto un bambino. Insegnava
in un Liceo e il marito, tanto per cambiare, era un industriale.

       “Zuccherino? Ti ha sempre nel cuore ma ha dato una svolta alla
sua vita ed è una donna che sa cosa sia la dignità. Le è crollato il
mondo addosso e sta faticosamente cercando di ricostruire qualcosa.
Non ho mai capito il tuo comportamento e tu non me lo puoi spie-
gare perché forse non lo sai bene nemmeno tu che cosa sia capitato.
Del resto, perché io non ho continuato con Gianna? A volte sento che
mi manca. Conclusione: siamo due stronzi…”, il Duca era serio. Si
trovavano nella sua casa al mare. Luogo di tanti ricordi. Era reduce da
un viaggio a Siviglia.

       “Dovevi vedere che ragazze! E che entusiasmo! Mi hanno accolto
come un principe…”, il Duca era partito con i racconti sivigliani.

       “Quali ragazze?”, Archiloco era curioso.
       “Un po’ tutte, in particolare Beatriz. Non mi mollava un minuto.
Sole è fantastica ma troppo seria. Presto si trasferirà a Madrid in un im-
portante studio legale. Paco è come Sole, ancora più serio ed impegnato.
Gordita si è sposata, Consuelo si è laureata in medicina”.
       “È gente in gamba…”.
       “Ma il colpaccio l’ho fatto con una hostess tedesca che ho conosciuto
in albergo. Prima in giro a pasear e poi in branda a palpitar! Penso che non
ci sia niente di meglio che la magia di Sevilla e l’incanto della branda. Una
miscela vibrante. Che ne dici della mia vena poetica?”.
       “Notevole, notevole. Siviglia ti ha ingentilito”.
       Il tempo passava.
       Un giorno, Archiloco trovò un messaggio del Duca al suo giornale,
lo stava cercando. Lo chiamò: “Che c’è?”.
       “Hanno ucciso Pasolini…”.
       “Ho sentito, neanche morire in pace ha potuto…”.
       “Mi ha cercato Zuccherino, mi ha detto se la puoi chiamare…”.
       Archiloco ebbe un tuffo al cuore: non la vedeva né la sentiva da
quando era stata a trovarlo all’ospedale.
       “Pronto sei tu? Come stai?”, ad Archiloco tremava la voce.

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