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“Ho pensato a te appena ho saputo dell’assassinio di Pasolini… ho
sentito il bisogno di parlarti…”.
“Al giornale mi hanno fatto scrivere un pezzo su di lui partendo dalla
sua passione per il calcio… c’è voluta la morte di un poeta per farmi scri-
vere qualcosa di serio… ma domani riprenderò con lo sport”.
“Si può scrivere seriamente anche di sport”.
“Si può fare seriamente qualsiasi cosa basta però che la si senta nel
cuore prima che nel cervello. Per me non è quasi mai così: di poeti ne
nascono pochi, con la passione del calcio poi…”.
“Potrai fare ancora qualsiasi cosa seriamente… io aspetto sempre
da te qualcosa che ti faccia sentire in pace con te stesso…”, Zuccherino
credeva sempre, nonostante tutto, nel suo primo amore.
“In pace con me stesso? Non lo sarò mai: di Zuccherino ce n’è una
soltanto. Con te ho deluso anche me stesso… non c’è rimedio”.
“Non dire così… possiamo sentirci ogni tanto per telefono? Vuoi?
Volevo dirti questo”.
“Lo dicevo che di Zuccherino ce n’è una soltanto…”. Archiloco
era contento.
Il Duca era stato a sentire la telefonata: “Lo puoi ben dire che ce
n’è una soltanto. Me lo diceva sempre anche Baba”.
“Durante le nostre gite all’isolotto?”, Archiloco voleva saperne di più.
“No, a Torino… ci vedevamo ogni tanto…”.
“Vi vedevate? E quando?”.
“È stata lei a lasciarmi un biglietto da Totò. Era passata davanti alla bot-
tega ed aveva visto la tua foto con Zuccherino in vetrina. Allora ha dato un
messaggio a Totò: - Duca che fai? Chiamami -”. La firma era miss isolotto”.
“E tu l’hai chiamata?”.
“Certo, io sono un gentiluomo, un nobile…”.
“E poi?”.
“E poi ci siamo frequentati per un po’, semiclandestini…”.
“E Gianna?”.
“Era andata in montagna, a Bardonecchia con i suoi. Non ti ri-
cordi che l’aveva raggiunta anche Zuccherino con gli zii?”.
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