Page 13 - Layout 2
P. 13

Da allora per tutti fu Archiloco.
       Il Duca doveva il soprannome alle sue nobili origini andaluse ed
al suo portamento elegante. Era un soprannome che non amava perché
lo riteneva troppo riduttivo: “Duca io? Io sono il principe con la P maiu-
scola, altro che duca… yo soy el Principe de Sevilla”.
       Siccome quel soprannome non gli piaceva, per tutti restò il Duca.
       Stavano bordeggiando sul mare di quel paesino della Riviera Li-
gure che li aveva visti ragazzi durante interminabili estati, che trascorre-
vano, per lo più, nella villa che era la residenza estiva della famiglia del
Duca e nella spiaggia sottostante. D’inverno, vivevano a Genova. Il
Duca in Albaro, Archiloco nel popolare quartiere di Sestri Ponente.
       Si erano conosciuti in prima elementare. Il Duca, giunto da poco
da Siviglia, parlava un italiano “maccheronico” e Archiloco gli dava una
mano spiegandogli come si pronunciavano le parole in italiano.
       La famiglia del Duca si era trasferita in Italia perché il padre
aveva assunto la direzione di una fabbrica, di sua proprietà, nel ponente
genovese. Il padre di Archiloco faceva il tecnico in un cantiere navale, la
madre insegnava alle magistrali.
       Si erano trovati in una classe di prima elementare di una scuola sita nei
pressi di Albaro perché Archiloco durante il periodo scolastico viveva, prati-
camente, con una zia zitella, soprannominata Pallina, che aveva una casa da
quelle parti. D’estate, la zia si trasferiva in un paesino della Riviera e Archi-
loco la seguiva perché i suoi genitori lavoravano entrambi ed incontravano
delle difficoltà a occuparsi di lui. La zia zitella, sorellastra del padre di Archi-
loco, senza altri nipoti e benestante, nel nipote e nel suo amico Duca aveva
trovato una ragione di vita. Era una zitella un po’ anomala perché coltivava
da molto tempo una “tenera amicizia” con un sarto della “Genova bene” dal
modo di fare un po’ effeminato. Celebri le imitazioni del Duca che riusciva
sempre ad ingannare zia Pallina con telefonate esilaranti: “Pronto, Pallina?
Sono il sarto della città… trallalero… trallalà… cucio di quà… taglio di là”.
       “Come! Sei stato fuori per così tanto tempo e neppure un rigo! E
adesso mi telefoni facendo dello spirito…”. La zia Pallina in prima bat-
tuta era sempre portata al melodramma.

                                            - 12 -
   8   9   10   11   12   13   14   15   16   17   18