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nivano in mare… magari un malore… non si poteva mai sapere. Erano
stati nuotatori provetti ma l’età li aveva segnati: il Duca, alto e imponente
fin da giovane, si era appesantito ed era pieno d’acciacchi, Archiloco, an-
che lui alto ma più snello, aveva seri problemi alla schiena che, ogni tanto,
si bloccava. Molti anni prima, era stato coinvolto in un brutto incidente
automobilistico di cui portava le conseguenze.
Dato che Archiloco trascorreva l’estate in quel paesino della Riviera,
il Duca aveva convinto il padre ad acquistare una villetta proprio vicina alla
casa della zia zitella dell’amico e, da allora, le estati erano diventate delle va-
canze meravigliose e fantastiche. C’erano le ragazze tedesche e inglesi che por-
tavano un po’ di emancipazione. C’erano le ragazze di Torino e di Milano ele-
ganti e un po’ snob. C’erano i tornei di calcio e di tennis, le cacce al tesoro,
le gite lungo i sentieri delle colline. C’erano i night e le balere.
Quel giorno, come ormai facevano sempre più spesso, parlavano
di Sevilla e di un mitico viaggio mai compiuto e sempre sognato.
Quando il Duca aveva conseguito la sofferta maturità, suo padre gli
aveva regalato una cinquecento, quasi come per una grazia ricevuta.
Quella macchinetta rappresentava la possibilità di realizzare un
progetto messo a punto dopo una lunga preparazione: un viaggio a Si-
viglia alla ricerca delle radici del Duca che in quella città era nato e aveva
vissuto sino all’età di cinque anni. Da come ne parlava, sembrava che vi
fosse stato per alcuni decenni. Il meraviglioso palazzo dove viveva con la
famiglia, scherzi favolosi ai danni di parenti e persone di servizio, il nonno
che una volta era il presidente di un’importante società calcistica e un’al-
tra volta era un grande torero, la tata che era un misto tra una governante
e una valchiria sempre pronta a scagliare i suoi strali contro il dittatore
Franco e i suoi accoliti. Ma il mito vero era Siviglia, il luogo dove acca-
devano le cose più impensabili, almeno nei ricordi fantastici del Duca.
Città magica su cui costruire sempre storie nuove e ogni volta diverse.
“Se avessi la tua capacità di raccontare…potrei scrivere un libro
con questi ricordi…”, diceva spesso il Duca rivolto all’amico Archiloco
che pensava sempre: “Altro che libro… un’enciclopedia… e ogni volta
le storie e i personaggi cambiano. E tutto questo in cinque anni di vita!”.
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