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CAPITOLO PRIMO

       “Qui non ha visto Sevilla non ha visto maravilla”. Il Duca se ne stava
seduto sul bordo della barca a vela, un vecchio flying dutchman dalle vele rab-
berciate, cercando di non sbilanciarla con il suo non lieve peso. Quando par-
lava di cose serie si esprimeva in spagnolo, sua lingua d’origine. Al timone,
c’era un suo amico da sempre: compagno di scuola, di avventure nella giovi-
nezza e nel periodo dei primi amori. Durante tutta la vita. Anche quando
ognuno era andato per la propria strada, s’erano tenuti in contatto e sostenuti
a vicenda nei momenti difficili. Una vita strana, la loro, sempre sospesa tra la
realtà ed i voli pindarici. Tra il far finta di credere a quello che si diceva e fa-
ceva e l’intima convinzione di essere forse su una strada sbagliata che non por-
tava da nessuna parte. Pensavano che ci fosse una strada giusta o un po’ più
giusta ma non avevano fatto molto per tentare almeno di cercarla. Così gli
anni erano passati senza che sapessero veramente dove andare. Restavano i voli
pindarici, le fughe dalla realtà che a loro piaceva sempre meno.

       L’amico del Duca era soprannominato, fin dai tempi del liceo, Ar-
chiloco perché durante un’interrogazione aveva citato quel poeta soldato
dell’antica Grecia che aveva scritto: “…e se vinci non gloriarti apertamente,
e vinto non abbatterti in casa a piangere. Ma delle gioie gioisci e delle sven-
ture addolorati non eccessivamente: sappi qual vicenda governa gli uo-
mini”, parole che lo avevano molto colpito. La citazione era scaturita dal
rimprovero mossogli da un vecchio professore che era un padre scolopio:
“Ti devi applicare di più! Con il greco non si scherza, pensa all’esame di
maturità! Non crederai mica, perché te la cavi bene con l’italiano e il la-
tino, di passarla liscia con il greco: la maturità si ottiene con tutte le suf-
ficienze, non esistono le compensazioni. Allora che mi dici?”.

       Archiloco pensò a lungo prima di rispondere alla domanda e poi,
citando il poeta greco, disse di aver ben presente qual destino incombesse
su di lui.

       “Citazione sbagliata!”, tuonò il professore invitandolo a tornare tra
i banchi.

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