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CAPITOLO TERZO

       L’Università per loro era stata una grande occasione perduta.
L’avevano lasciata proprio prima che esplodesse il sessantotto, che ave-
vano appena annusato.

       Gli esami del Duca erano diventati leggendari: fuochi d’artificio,
acrobazie ed arrampicate sugli specchi. In un esame di archeologia me-
dievale, aveva persino rotto, inavvertitamente, i reperti che un professore
gli aveva dato da esaminare. Alla fine, veniva, quasi sempre, invitato ad
accomodarsi.

       Avevano frequentato la Facoltà di lettere dell’Università di Torino
in “senso lato”, come diceva il Duca, comprendendo nel loro percorso
formativo giornate in una particolare bottega da barbiere e serate ai ci-
neforum, al varietà, in osteria. Altri momenti importanti le lunghe cam-
minate avanti e indietro sotto i portici di Via Po. Non mancavano le gite
fuori porta alla ricerca di trattorie popolari.

       Archiloco, dopo un regolare avvio con un buon numero di esami por-
tati a buon fine, aveva rallentato. Il motivo? Chissà! Lui accampava scuse
del tipo “tanto una laurea in lettere non serve a niente” o “ho bisogno di
lavorare…”. Infatti, aveva trovato un lavoretto da giornalista in una testata
di sinistra, tanto per arrotondare. Erano scuse. Non ci credeva neppure lui.
Forse era stata la fine del suo primo amore, vicenda di cui non si era mai
fatto una ragione. Lei che lo amava più di ogni cosa ma che intanto se ne
era andata assecondando il volere della famiglia che per lei sognava un ma-
trimonio importante, cosa che, dopo l’Università, era avvenuta. L’aveva de-
lusa soprattutto quando si era trasferito, seguito dal Duca, all’Università di
Genova. Lei aveva capito che era una fuga e che tutto sarebbe cambiato. Il
motivo del trasferimento? La zia Pallina non stava molto bene e si era riti-
rata in una costosa casa di cura, dopo una lunga malattia. Aveva venduto
la casa al mare e gli aveva lasciato quella in Albaro. Non poteva però con-
tare più sul suo costante aiuto in denaro. Così si era messo a fare il giorna-
lista per un giornale di Genova grazie ad una raccomandazione del padre

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