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“Tanto quanto?”.
       “Tanto quanto il mondo”.
       “Così tanto? Sei sicuro?”.
       “E tu sei sicura?”.
       “Ero sicura sin dal primo momento che ti ho visto alla spiaggia.
Eri con quella ragazza di Milano, carina, che suonava il piano e cantava
nelle feste in casa del Duca. Eravate seduti sulla battigia. Io dall’om-
brellone origliavo, ero curiosa. Le raccontavi di un vecchio film, di una
ragazza che si innamorava in una memorabile scena di ballo. Mi sembrava
di essere io quella ragazza via, via che proseguiva il tuo racconto. Ti eri
messo anche a cantare. Lei ti sorrideva divertita. Poi, siete andati via mano
nella mano. Mi chiedevo come fosse possibile innamorarsi di un ragazzo
senza avere scambiato una sola parola con lui. Eppure, mi ero innamo-
rata. Mi batteva il cuore. Invidiavo quella ragazza della battigia e quella
del film. Sono venuta, con la compagnia della spiaggia, a vederti giocare
a tennis durante un torneo. Ho fatto anche il tifo per te. Tu non te ne
sei neppure accorto. Sapevo che eri amico del Duca ma non osavo chie-
dere a lui di presentarmi perché mi corteggiava con discrezione, non vo-
levo ferirlo. Poi, c’è stato il miracolo alla festa della Nandina: quel val-
zer lento. Avrei voluto che non finisse più. Tu mi stringevi ed ho capito
in quel momento che avrei fatto all’amore con te per la prima volta fu-
gando ansie, interrogativi, dubbi. Lasciando da parte l’educazione rice-
vuta dai miei genitori: prima il matrimonio e poi…”.
       “Ci hai pensato un po’ ma poi hai deciso. Eravamo in casa di zia Pal-
lina. Chissà come sarebbe contenta se lo sapesse. Con lei condivido il culto
di quel vecchio film. Sai, quando ho ballato con te quel lento ho rivisto il
volto di quella giovane attrice, che avevo scolpito nella memoria. Ma so-
prattutto il personaggio che interpretava: Mariuccia. Eri tu ”, Archiloco le
aveva dato un buffetto sulla fossetta della guancia.
       “Mariuccia? Ero io? Le assomiglio?”.
       “Sì, soprattutto in quello sguardo innamorato che ha mentre sta
ballando. Quando ne ho parlato a zia Pallina mi ha detto che bisogna cre-
dere nelle favole perché, a volte, si avverano”.

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