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Ma la Spagna franchista non l’avevano espugnata. Avevano la-
sciato, tanti anni prima, l’Università senza conseguire la laurea. Il Duca
si era messo a lavorare nell’azienda del padre e dell’Università, tanto era
abbondantemente fuori corso, non gliene era più importato granché. Per
Archiloco era stato diverso. Non era riuscito, nonostante ci tenesse
molto, a laurearsi, anche se c’era arrivato vicino. Aveva attraversato un
periodo di depressione e di distacco dalla vita reale. Forse aveva influito
anche la storia amorosa con Zuccherino che si era conclusa in un modo
difficile da capire ed ancor più da spiegare, almeno per Archiloco. La con-
clusione di quella storia era dipesa dalla sua scelta di lasciare gli studi?
Chissà!

       Si era messo a fare il giornalista, a Genova, incontrando non poche
difficoltà. Non riusciva a stare sulle notizie con il distacco ed il cinismo ne-
cessario. Non gli andava di scrivere di cose non sufficientemente verificate,
ma il tempo a disposizione non gli consentiva di farlo. Era di sinistra e non
riusciva a dimenticarsene, quando scriveva. Questo gli procurava infinite di-
scussioni in redazione, visto che lavorava per un giornale cosiddetto “mo-
derato”. Aveva provato a lavorare, a Torino, per un giornale schierato a si-
nistra, ma non riusciva a starci con lo stipendio che gli davano. “Primum
vivere... deinde... poi che cazzo?”, gli aveva detto il Duca richiamandolo alla
realtà. Gli aveva trovato prima un posto, in quel giornale “moderato” e poi,
tramite suo padre, lo aveva fatto raccomandare ad un amico che dirigeva
un’importante testata sportiva. Era stata la svolta. Archiloco si era affermato
come giornalista sportivo scrivendo di calcio e di ciclismo in giro per l’Ita-
lia e la Francia. Seguiva un po’ anche il tennis. Aveva, nel tempo, pubbli-
cato romanzi e racconti ambientati nel mondo dello sport diventando uno
scrittore di successo conteso da editori e da programmi televisivi. Aveva
scritto anche sceneggiature per film del genere leggero, da cassetta. Dun-
que, aveva sfondato. Ma non era contento della vita che faceva. Conside-
rava un ripiego fare il giornalista sportivo, ma non era riuscito a fare altro.
Coltivava il sogno di scrivere un grande romanzo da spedire a Zuccherino
e a Sole, ma l’ispirazione non veniva. Scriveva, scriveva e riscriveva e poi ce-
stinava ricominciando daccapo.

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