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“Io non ci vengo all’isolotto se tu non mi prometti che poi non
andrai a dire scemate in giro, magari in latino”, Zuccherino voleva met-
tere in chiaro le cose.

       “Iuro!”. Il Duca aveva giurato ed era un uomo di parola: “Pacta ser-
vanda sunt”. Grandioso Duca!

       Zuccherino era contenta: “Deo gratias”.
       Passarono molti pomeriggi su quell‘isolotto e il Duca si dimenticò
del latino e della ragazza tedesca: ormai aveva Baba che era una vestale
pentita. Archiloco e Zuccherino se ne stavano sdraiati nel beccaccino del
Duca che tiravano in secco, con grande fatica, su di un moletto d’at-
tracco. Era un po’ scomodo ma proteggeva dagli sguardi indiscreti dei ve-
listi che bordeggiavano intorno all’isola. Il Duca e Baba sparivano den-
tro a dei ruderi di un antico monastero che si trovava in cima all’isolotto.
Quando era ora della merenda, si chiamavano e si sedevano su degli sco-
gli. Zuccherino tirava fuori da una borsa krapfen e succhi di frutta che
distribuiva generosamente. Poi, si rimettevano in barca per rientrare. Zuc-
cherino ed Archiloco sbarcavano in una spiaggetta, a quell’ora deserta
perché in ombra, ai piedi di una falesia e risalivano un sentiero che por-
tava sulla Via Aurelia dove avevano lasciato le biciclette. Era una mano-
vra per non farsi vedere da qualcuno che poi magari andava a riferire ai
genitori di Zuccherino che, prima di rientrare in famiglia, passava dalla
casa di un’amica da dove telefonava per avvertire i suoi che avrebbe tar-
dato un po’. Il Duca e Baba rientravano con la barca direttamente ai ba-
gni Rivabella in modo che tutti potessero vedere che la gita l’avevano fatta
loro due soli.
       Baba, finite le vacanze, rientrò a Pinerolo. Nell’ultima gita di quel-
l’estate, si unì ai tre amici una ragazza di Torino, amica di Zuccherino,
che avevano conosciuto al tennis. Si chiamava Gianna. Pensavano en-
trambi a quelle lontane gite mentre si sistemavano in un piccolo spiazzo
erboso. Cominciarono a tirare fuori vivande e bibite da una grande borsa.
Dei gabbiani reali li osservavano. Archiloco gettava in aria dei pezzi di
pane e quelli volavano a prenderli. Poi, rivolse loro delle domande:
“Fate dei lunghi viaggi... ci siete stati a Siviglia? Avete visto Sole? È una

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