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Era entusiasta di noi, quasi un miracolo, poi le nostre quotazioni sono
precipitate. È saltata anche la rappresentazione al Gobetti a causa delle
tue ‘provocazioni artistiche’. Zuccherino non se n’era fatta una ragione...
dopo tante prove. Avevamo formato anche un bel gruppo di studenti-
attori”.
Per la verità, Zuccherino se l’era presa con Archiloco perché aveva,
ancora una volta, assecondato le assurdità del Duca cui, lei ne era con-
vinta, non importava granché delle “provocazioni artistiche” ma gli era
antipatico quell’arrogante del direttore del teatro e non aveva resistito ad
“inventare” lì su due piedi un’assurda metafora da inserire nel copione.
Archiloco si era schierato con l’amico sacrificando, dopo un’intermina-
bile lite con il direttore, la rappresentazione che, tra l’altro, il Duca aveva
quasi interamente finanziato. Era questo l’aspetto di Archiloco che Zuc-
cherino contestava: “Ma possibile che gli vai dietro anche quando sai be-
nissimo che spara cavolate che lui è il primo a considerare tali? Quando
fai così non ti capisco! Non sembri neppure tu! Almeno quello che credo
di conoscere...”.
“Lei stava ad ascoltare quel direttore ignorante e borghesuccio...
“, il Duca si giustificava sentendosi la coda di paglia.
“Non era ignorante era solo un uomo di buon senso anche se un
po’ arrogante. Non ti ricordi che volevi far entrare in scena i franchisti
truccati da volpi e Lorca truccato da pollo?
“No, non mi ricordo bene di questa mirabile metafora che se è la
mia vuoi dire che sono stato un genio incompreso, ovviamente. Di certo,
quel direttore era uno stronzo! Ricordo invece bene dell’Università. Mi
pare che il professore piccolino ‘pendesse’ un po’ e che Zuccherino si ar-
rabbiasse quando lo imitavo. Era un buon uomo e quando parlava di
Lorca andava in estasi: Lovca la sua poesia stava pev vita... questo è il
metvo di giudizio se no lo si covvompe. Ti ricordi le risate e le incazza-
ture di Zuccherino? Però lo abbiamo fatto contento e se lo meritava. Io
leggevo le poesie in spagnolo e lui le traduceva in italiano con la sua erre
moscia. Ora non mi ricordo più niente di quelle poesie”. Il Duca pen-
sava.
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