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ragazza carina che vuole bene agli animali. Mi scriveva sempre che por-
tava del cibo agli uccelli che volavano sul Gualdaquivir...”.

       “Adesso mettiti anche a parlare con i gabbiani... Sevilla… Sevilla...
dovevamo volare noi a Sevilla... avevamo i bagagli pronti in macchina, i soldi
in tasca... ed il mattino mio padre è stato ricoverato d’urgenza in una cli-
nica specialistica di Torino in pericolo di vita. Ti ricordi quel viaggio a To-
rino? Non abbiamo pronunciato una parola. Con i bagagli, i regali, le carte
geografiche e guide turistiche ancora in macchina e le pesetas e i franchi fran-
cesi in tasca. Poi si è ripreso, ma ce n’è voluto del tempo... e il viaggio è sfu-
mato”. Il Duca guardava l’orizzonte.

       “Pensare che a forza di parlarne mi sembrava di essere sempre stato
a Siviglia...”, Archiloco pensava a voce alta.

       “Eh... non c’è stato più verso... a Sevilla non siamo più riusciti ad
andare insieme... ero renitente alla leva e chi ci andava in Spagna?”, il
Duca ricordava quel periodo in cui per lui, di nazionalità spagnola, era
stato impossibile andare nel suo Paese senza adempiere gli obblighi mi-
litari, cosa che non gli passava minimamente per la testa: “Io militare
sotto il tallone del franchismo? Mai!”.

       “Ma va che il militare non lo avresti fatto neppure in Italia. Quando
tuo padre sistemò le cose e l’Ambasciata stava per dare il via libera, uscì fuori
la questione della tua attività antifranchista... si vede che avevano spie dap-
pertutto... da dove è uscita questa storia?”, Archiloco se la rideva.

       “E me lo chiedi? È stata colpa tua! Ti ricordi lo spettacolo che or-
ganizzammo a Palazzo Campana su Garcia Lorca? Io leggevo le sue poe-
sie in spagnolo e tu le commentavi suonando, in sottofondo, la chitarra;
fu una delle poche cose di buono che riuscimmo a fare, in quel periodo...
passammo persino qualche esame. Come ti venne in mente Lorca? Il
Duca ricordava un periodo fecondo, ma purtroppo assai breve, della loro
vita universitaria a Torino.

       Archiloco pensava a voce alta: “Garcia Lorca? Me ne scrissero Sole
e Paco e allora mi documentai. Poi, ne parlai con quel professore picco-
lino che si occupava di teatro... te lo ricordi? Ci parlava di Lorca non solo
poeta ma anche musicista. Avevamo fatto contenta anche Zuccherino.

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