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Fu Baba, ragazza di spirito, a tranquillizzare Zuccherino: “Guarda
che io ho un sacco a pelo personale e poi ti sembra che se volessi dor-
mire con qualcuno andrei sull’isolotto in compagnia di un gruppo di ra-
gazzi?”. Baba aveva ragione e Zuccherino era una ragazza di buon senso:
“Ci casco sempre come un pesciolino, scusa, ma non ti dispiace che se
ne parli a vanvera?”.

       “Figurati! Semmai mi diverto. Tra l’altro, se proprio dovessi dor-
mire in un sacco a pelo con qualcuno mi piacerebbe farlo con il Duca e
lui lo sa ma adesso sta dietro a una tedesca che però non può venire sul-
l’isolotto perché i genitori la fanno rientrare in albergo entro la mezza-
notte”.

       “Beata lei... . io devo rientrare alla fine del primo spettacolo del
cinema all’aperto. I miei non sanno ancora che sono stati inventati i
night, non parliamo delle notti all’isolotto. Ma non ha una sorella?
Non sono quelle che parlano latino?”.

       “Sì, iI Duca chiama la sua ragazza vulva pulcherrima e l’altra
vulva occulta perché esce con uno di Asti”. Cominciarono a ridere senza
ritegno abbracciandosi. In quel momento, sopraggiunsero Archiloco e il
Duca che fece subito: “Che c’è da ridere?”.

       “Ridevamo del tuo latino e delle balle che vai raccontando in giro.
E poi perché io dovrei fare la vestale?”, a Baba piaceva scherzare con il
Duca perché se ne studiava sempre di nuove.

       “Oportet ut scandala eveniant”, così si può stabilire la verità. Nel
sacco a pelo con Archiloco non c’era Baba, allora chi c’era? Tu non vuoi
fare la vestale? Lancio una proposta: perché non ce ne andiamo all’iso-
lotto a fare un sopralluogo? A cercare di scoprire chi c’era nel sacco a pelo?
Che non ci sia stata una sirenetta? Per il resto ti giuro solennemente che
la vestale se vorrà la farà Zuccherino”.

       “Io non posso venire di sera.”, Zuccherino si era già dimenticata
dell’arrabbiatura con il Duca.

       “Ma che sera! Andremo di pomeriggio, magari domani, così tu po-
trai fare prima gli esercizi spirituali e poi lanciarti nel vortice del pec-
cato…”. Il Duca dettava il copione.

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