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privano l’acqua calda, che vivevano in quel mondo da strapagati di lusso.
Fare d’ogni erba un fascio non era giusto ma in quelle parole c’era un fondo
di verità e Archiloco non seguì i colleghi in repliche offese e polemiche che
avevano persino scomodato “la libertà di cronaca, la deontologia profes-
sionale” ed addirittura “la libertà”. Aspettò in silenzio la fine della tra-
smissione, si mise d’accordo con il conduttore per la prossima puntata, sa-
lutò e se ne uscì nella notte.
La zia Pallina, prima di andarsene in quello che lei considerava il
mondo dei giusti, gli ripeteva sempre ridendo: “Ma ti pagano per dire
quelle scemate alla televisione?”. A volte, l’accompagnava al cimitero a porre
dei fiori sulla tomba del suo spasimante sarto: “Pallina, divina, gattina, vi-
tina mia, principessina dei miei sognini piccini…”, sembrava le dicesse da
quella fotografia in cui appariva in abito da sera.
Era una donna sensibile che voleva molto bene al nipote. Quelle pa-
role, un po’ ironiche, erano un modo per dirgli, cercando di non ferirlo, che
non capiva quella sua professione così strampalata. Gli ripeteva sempre più
spesso: “Scrivi qualcosa di serio, almeno provaci”. E invece lui scriveva di
calcio, di ciclismo, di tennis, andava in TV, guadagnando molto di più di
tanti colleghi cosiddetti impegnati. Forse, non sapeva fare altro. E pensare
che quando era studente parlava sempre, con il suo primo amore, dei poeti
Camillo Sbarbaro, Dino Campana, Giacomo Leopardi, Walt Whitman. Lei
lo ascoltava e poi gli proponeva qualche romanzo di Bassani, di Pavese, di
Calvino. Poi, c’era stata la ventata degli scrittori russi, di quelli mitteleuro-
pei e poi degli americani sull’onda di Pavese. Un giorno, Zuccherino arrivò
con un libro in mano: “È Uomini e topi di Steinbeck… un capolavoro!”.
Ascoltavano i dischi dei cantautori impegnati. Fantasticavano sognando di
diventare scrittori famosi. Cosa era successo poi? Quella notte gli era tor-
nato alla mente un rovello che lo seguiva sempre: “Che cosa pensasse di lui
Zuccherino, leggendo un suo articolo o seguendo un programma televisivo
che lo vedeva protagonista in quel rodeo di scemate, come diceva zia Pal-
lina”. Non la vedeva da anni ma, almeno stando alle notizie che ogni tanto
apparivano sui giornali, sapeva che conduceva una vita in un castello inar-
rivabile costruitole attorno da una famiglia che andava per la maggiore.
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