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un incazzoso. Una volta, poco prima della chiusura quando era già
buio, si accese un’animata discussione tra il Traversa e il Duca che abil-
mente aveva acceso la miccia. Il Traversa alla fine si stufò e, gettando il
portafoglio sul tavolinetto, urlò: “Traversiamo?”. A quel punto, si spense
la luce e quando si riaccese il portafoglio non c’era più. Il Traversa era
fuori di sé: “Tirate fuori il portafoglio o vi denuncio tutti! Occhio che
mi incazzo”. Passavano i giorni e il portafoglio non usciva fuori. Una
mano ignota aveva appeso su un muro della bottega un cartello con la
scritta “Cercasi portafoglio-ricca ricompensa”. Il Traversa ogni mattina
compariva in negozio e dava l’ultimatum: “Se entro oggi non esce il por-
tafoglio vado dai carabinieri!”. Il portafoglio spuntò fuori, una sera, men-
tre il Traversa si stava facendo fare la barba. Ad un tratto mancò la luce
e quando si riaccese il portafoglio dondolava sulla testa del Traversa. Il
Duca l’aveva appeso al soffitto con un filo di nailon.

       “Barboni! Non era mica per i soldi, che ne ho tanti da affogarvi,
era perché nel portafoglio c’è una foto della mia povera madre. Era un
problema affettivo…”, il Traversa, gran spaccone, l’aveva messa sul sen-
timento.

       Nel posto d’onore della bottega, l’unica parete non invasa dal-
l’umidità, c’erano appese due foto: una del grande Torino e una di Gigi
Meroni, il calciatore beat del Toro, idolo di Totò.

       “Ce lo avete portato via, nel Genoa faceva faville”, il Duca aveva
patito la vendita dell’ala dai dribbling fantasiosi da parte della sua squa-
dra del cuore.

       “Totò ammirava sempre quella foto: “Un artista del goal impos-
sibile… una farfalla…”.

       Archiloco e il Duca avevano coinvolto, a forza di parlarne, Totò
nella storia del viaggio a Siviglia.

       “Quando andrete a Siviglia se non mi porterete con voi mi riterrò
offeso! Chiudiamo la bottega e via! Figaro qui Figaro là sono il barbiere della
città! Chissà che non apra una succursale in Andalusia…”.

       Qualche volta, capitava la moglie di Totò, la Gina. Veniva a fare un
po’ di pulizia in quel bordello di negozio. “Che porcile di bottega!”, escla-

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