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“Sì, sì, vengo anch’io, se non disturbo, passo dalla bottega a pren-
dere due bottiglie di barbera, di quella buona, servirà a consolarci della
vittoria dei gobbi. Prendo anche il mandolino”, Totò stava volentieri in
compagnia.
Totò non disturbava mai. Con Archiloco, durante la cena, si
spinse sino a Camillo Sbarbaro ed alla poesia del novecento. Poi, canta-
rono Piemontesina bella, Fumo negli occhi e La canzone di Marinella ac-
compagnandosi con la chitarra e il mandolino. Le ragazze e il Duca fa-
cevano il coro.
Archiloco e Totò si sfidavano sempre in citazioni poetiche. “Reca
il sesso come il sacerdote l’ostia”, aveva esclamato, una volta, Archiloco al
passaggio di una passante del mestiere quasi certo: “Avanti Totò dimmi
l’autore… è un poeta…”.
Totò ci aveva pensato un po’ poi aveva risposto sicuro: “D’An-
nunzio! ”.
“Errore blu! Gravissimo! Confondere Sbarbaro, il nostro poeta di
Liguria, con D’Annunzio. Devi ripassare”, Archiloco si divertiva in quel
gioco che ripetevano quasi ogni giorno.
“Hai ragione… ripasserò però mi devi dare il libro… i m’arco-
mando”. Totò era mortificato.
Aveva fatto amicizia persino con la zia Pallina ed il suo spasimante-
sarto che, ogni tanto, venivano a trovare Archiloco e il Duca.
Imitava il loro modo di parlare: “Signora Pallina, che sorpresina!
Lei qui nella mia botteghina… così elegantina quasi, quasi, la metto in
vetrina!”.
Col tempo, Archiloco e il Duca si erano affezionati a quello
strano barbiere che per loro era diventato un confidente-consigliere, an-
che se non gli davano mai retta.
“Non troverai mai un’altra ragazza così! Non ne esiste un’eguale!
At lo dis Totò!”, diceva sempre ad Archiloco parlando di Zuccherino. Le
voleva bene. Quando lei entrava in negozio, in cerca di Archiloco, met-
teva sul giradischi il disco con la canzone americana I’m in the mood for
love e la invitava a ballare lasciando magari un cliente mezzo insaponato.
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