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cherino restasse incinta. La guerra di Troia al paragone sarebbe una sca-
ramuccia”.

       Zuccherino aveva messo in conto di poter restare incinta. Quel
giorno, ne parlò con Archiloco: “E se restassi incinta?”.

       “Ma scherzi? Dobbiamo stare attenti! Ti immagini i tuoi geni-
tori?”, Archiloco l’accarezzava.

       “Io non ho avrei timore delle loro reazioni né di quelle di altri…
parenti ed affini. Vorrei solo essere sicura di te. Cosa faresti?”.

       “Come sicura di me? Starei con te e col bambino o la bambina ma
non ti vorrei vedere in una situazione simile”.

       “Perché?”.
       “Come perché! Un conto è organizzarsi una vita insieme nei
tempi debiti, un conto è affrontare una situazione simile soprattutto per
una ragazza come te…”.
       “Una ragazza come me? Ragioni come un borghesuccio. Sai che
invece io penso che mi piacerebbe restare incinta e vivere con te?”.
       “Ci mancherebbe anche questa… ma cosa ti viene in mente?”.
       “Ti amo e vorrei vivere con te. È normale che mi vengano in mente
certe cose. Sono sicura che tu staresti con me e con la nostra prole perché mi
vuoi bene ma la differenza tra noi sta nel fatto che tu dici che ci mancherebbe
anche questa mentre invece io una situazione così la vivrei con gioia”.
       Zuccherino in quei momenti era di una dolcezza disarmante. Ar-
chiloco se la strinse forte sul cuore: “La differenza tra noi due è che tu
sei discesa da una stella ed io, invece, sono uscito da un cavolo”.
       Poi, scesero per andare al bar a mangiare un boccone. Seduto ad un
tavolo, trovarono Totò, un barbiere un po’ barbone che aveva un negozietto
lì vicino. Lo chiamavano Totò per la rassomiglianza con il grande attore
comico con il quale aveva in comune, diceva lui, l’aver fatto il “militare a
Cuneo”. Era molto trasandato, con quel camice unto e bisunto e la barba
sempre da fare. Raccoglieva le cicche abbandonate sul marciapiede di fronte
al negozio e metteva il tabacco che ne ricavava in un sacchetto. Poi, se lo
fumava nella pipa. In un angolo del negozio, c’era un grande barattolo dove
Totò metteva degli avanzi di cibo che servivano per i gatti randagi che gi-

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