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una battuta la storia del nome, che non sapevo neppure bene chi fosse
quel poeta. Non me la sono più tolta dal cuore”. Mi ha anche trasmesso
la passione per i gatti, fedeli compagni della mia vita solitaria”.
“Tati, la zia Pallina, i gattini, l’isola, la barca a vela, le grandi ma-
novre col bikini, i capezzoli impertinenti, la commedia musicale e per-
sino San Lorenzo! Era destino. Non avevo speranze! Comunque, se
c’ero io i capezzoli glieli avrei toccati e magari… chissà! Conoscendola,
mi avrebbe mollato un ceffone… invece tu, garbatino, poetino, quei ca-
pezzoli poi li hai toccati… sempre il solito culo!”, il Duca si era infilato
tra le lenzuola e poco dopo dormiva. Magari, sognava Zuccherino che,
come diceva Archiloco, non ruttava e non faceva la pipì. Era solo spi-
rito… sì, con lo spirito il suo amico, da buon poeta, ci scopava… ah…
pardon, Zuccherino anche in sogno potrebbe sentire, ci faceva l’amore.
Fare l’amore con uno spirito dai capezzoli impertinenti! Il Duca aveva
sempre saputo di avere un amico eccezionale.
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