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ronzolavano lì intorno. Quando ne vedeva passare uno, si affrettava a dar-
gliene un po’.

       Archiloco e il Duca entravano spesso in quel negozio per farsi
fare barba e capelli ma anche per discutere di tutto: calcio, ciclismo,
politica, cinema, letteratura, poesia, musica, amori, i fantastici tempi
delle case chiuse, storie dal mondo. Archiloco, sospinto dall’amico bar-
biere, dedicava una particolare cura ai gatti randagi coadiuvando una
signora, madama Laura, che gestiva una lavanderia dove lui e il Duca
portavano a far lavare e stirare i loro indumenti. Era lei che gli indi-
cava, passandogli un sacchetto di frattaglie, i cortili dove poteva tro-
vare i gatti. Gli dava anche delle indicazioni: “Stia attento perché nel
palazzo di fronte c’è un portiere che non può vedere i gatti. Se le fa
delle questioni gli mostri i denti. Io sono iscritta alla Protezione ani-
mali e l’ho già diffidato”.

       Archiloco ad una gattina bianconera aveva messo il nome di Zuc-
cherina. Una volta, che non riusciva a trovarla, si mise a chiamarla in un
cortile: “Zuccherinaaa, miao, miao…”.

       Zuccherino stava passando, in compagnia di Gianna, per andare
nella bottega di Totò. Sentendosi chiamare al femminile da una voce
nota, entrò nel cortile. Archiloco era genuflesso e stava accarezzando la
gattina che si era avventata su degli avanzi di salame.

       “Archiloco, mi tradisci con una Zuccherina?”, gli fece inchinan-
dosi anche lei ad accarezzare la gattina. Poi, si misero a ballare cantando,
ovviamente, la canzone di Paoli che aveva per titolo La gatta: “C’era una
volta una gatta che aveva una macchia nera sul muso…”. Anche Gianna
cantava. La gattina, consumato il pranzo, si era arrampicata su un albe-
rello da dove li osservava.

       Finito il ballo, andarono nella bottega di Totò dove Archiloco mise
nel barattolo una quantità di avanzi di cibo che gli aveva dato la signora
della lavanderia.

       “Che bravi fieuj che pensano ai gatti”. Totò li salutò calorosamente.
Parlava di tutto e si infervorava: “Se avessi la vostra età!”. Chissà che sfra-
celli se avesse avuto la loro età!

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