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Quella notte Archiloco, nonostante i calmanti, non riuscì quasi a dor-
mire. Pensava a Zuccherino, anche lei uscita da un quadro di Balthus.

       Il mattino seguente, dopo le torture delle medicazioni, raggi, in-
gessatura del braccio e controlli vari lo riportarono in camera. Fuori, ad
aspettarlo, c’erano Zuccherino e tutti gli altri annunciati.

       Il suo direttore, dopo averlo salutato, gli lasciò un fascio di gior-
nali. Tutti riportavano la notizia dell’incidente e lo davano conciato male.
Gli aveva accennato della strage avvenuta a Brescia, il giorno prima, du-
rante una manifestazione sindacale a causa dell’esplosione di una bomba:
“Andiamo incontro a tempi difficili: tintinnar di sciabole, situazione po-
litica confusa… speriamo bene…”.

       Appena fu sistemato nel letto gli amici e parenti cominciarono ad
entrare. La Gina in lacrime. La zia Pallina in tenuta tipo suora da casa
di riposo con cappello anni trenta. Lo spasimante sarto, agghindato ele-
gante-casual, salutò a modo suo: “Archilochino, piccino, ci hai fatto pren-
dere lo spaventino… birichino, birichino…”.

       “Ci siamo fatti la cacchina nella braghina porca puttanina… è di
nuovo saltato il viaggino a Sevilla… che iella!”, il Duca entrava in scena
da par suo.

       Gianna rideva: “Scusa Archiloco, lo sai che non resisto…. ”.
       Totò gli osservava la testa fasciata: “Tranquillo che appena ti tol-
gono il turbante ti faccio un taglio ai capelli che di ciòrgna non ce n’è più
per nessuno!”.
       “Totò! Sei venuto a farti conoscere anche qui?”, la Gina era nera.
       “Ma che farmi conoscere! Quando mi hai telefonato ho avuto un
colpo al cuore. Ho pensato subito alla disgrazia del povero Gigi Meroni,
all’incidente. Ti ricordi Archiloco che siamo andati ai funerali? Povera far-
falla… aveva la vostra stessa età.”, Tòtò non aveva mai dimenticato quella
tragedia. Aveva accennato il volo di una farfalla muovendo le braccia.
       “Ma ti sembra che sia il momento di parlare di funerali?”, la Gina
era costernata.
       Archiloco aveva ancora davanti agli occhi quel giorno, quella tri-
stezza. Totò aveva messo la bandiera granata del Toro con il lutto nella

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