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schiena. Passerà. È saltato anche il nostro viaggio a Siviglia. Ci andremo
mai? E tu come ti senti?”.
“Non mi sento Didone se questo ti può consolare, io non sono per
gesti estremi; né ti ci vedo nei panni di Enea mentre scrivi di calcio o di
ciclismo. Mi spiace per Siviglia, ma potrete ancora tentare. Gli anni di
Torino? Ce li ho nel cuore”.
“Ho saputo che ti sei laureata con il massimo dei voti dopo la no-
stra dipartita”.
“Sì, e mi avevano anche offerto di lavorare in Università ma ho ri-
fiutato”.
“Perché? Non rientrava nei tuoi progetti la carriera accademica?”.
“Nei miei progetti c’eri anche tu… da sola non aveva senso. Non riu-
scivo più a mettere piede a Palazzo Campana. Non sono più andata neppure
nella bottega di Totò. Un mondo che si era chiuso, che mi immalinconiva.
L’unico retaggio è che continuerò a votare a sinistra, nonostante il clima fa-
miliare, grazie anche a te. Mi sono convinta che sia il minore dei mali. È an-
data così… e il tuo lavoro? Come ti trovi?”.
“Lasciamo perdere… ci vivo bene. Per il resto, proprio conside-
rando quello che sta succedendo, mi sento un po’ un disertore. Non ho
fatto granché né nell’impegno politico né su quello sociale. Sono un cane
solitario. Per fortuna, presto la Gina mi raggiungerà. Per fare la dome-
stica in giro tanto vale che lo faccia da me ora che me lo posso permet-
tere. Non che sguazzi nell’oro… ma mi arrabatto abbastanza bene, al-
meno per me e la Gina. Starà dietro anche alla zia Pallina che è in casa
di riposo ma ogni tanto va e viene…poi c’è anche il suo spasimante che
vive solo…”.
“Povera Gina siete un esercito!”, Zuccherino sorrideva.
“Lei è contenta, le piace anche il clima di Genova e poi con me
farà un po’ quello che vuole… però in questo periodo visto come sono
conciato è come il cacio sui maccheroni ”.
“Mi fa piacere che ci sia lei a starti dietro, ogni tanto ci sentiamo…
mi da notizie”.
“Le da anche a me. È vero che ti sei fidanzata?”.
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