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CAPITOLO DECIMO

       Archiloco era entrato, dopo aver bussato, nell’appartamento di Via
Lagrange.

       “Avanti!”, era la voce di Gianna che se ne stava seduta nello stu-
diolo leggendo un libro. Sul giradischi, c’era un disco di don Marino Bar-
reto, una sua passione. Duchessina, la gattina, dormiva standosene sdra-
iata su una pila di giornali.

       “Arrivederci dammi la mano e sorridi senza piangere…”, Archiloco
canticchiava seguendo la musica.

       “Ciao poeta, come va? Ho sentito Zuccherino ed è un po’ giù, che
succede?”. Gianna si era tolta gli occhiali e lo guardava, con la testa in-
clinata di lato, in attesa di una risposta.

       “Eh, come vuoi che vada… Zuccherino se l’è presa perché ho in-
tenzione di rientrare a Genova”.

       “Così! Improvvisamente… perché?”.
       “Mia zia Pallina si è ritirata in una casa di riposo molto bella ma
anche molto costosa. Mi ha lasciato la casa di Genova in Albaro ma l’as-
segno che mi passava si è ridotto di parecchio. A Genova posso orga-
nizzarmi meglio”, Archiloco era pensoso.
       “Organizzarti meglio? Ma qui che ti manca… hai l’affitto pagato e
tutto il resto. Puoi finire qui gli studi e poi si vedrà. A meno che non sia
un’idea del Duca di sfollare a Genova per chissà quali avventure…”.
       “Cosa credi che io lo segua sempre come uno scudiero? Il pro-
blema è mio. È lui che mi segue… per una volta… non gli ho neanche
detto qual è il vero motivo…”.
       “Il problema? Il vero motivo? Di cosa parli?”.
       “Mi è capitato un lavoro da giornalista a Genova, grazie al Duca
e a suo padre. Ci voglio provare”.
       “Giornalista? Ma non lo fai anche qui?”.
       “Sì, ma qui mi danno una miseria invece a Genova non c’è male
come inizio dal punto di vista dello stipendio. Poi, l’Università potrò fre-

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