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Incontrarono il Duca in Via Po: “Palazzo Campana occupato! È
solo l’inizio! Domani dovremo andare ad una riunione alla Camera del
Lavoro, ormai siamo nella storia…”.
“Dov’è la Camera del Lavoro?”, Gianna non era molto pratica.
“È vicino a Piazza Castello”, Archiloco era un abituale frequentatore.
“Allora vengo. Prima passo a prendere Zuccherino”, Gianna ormai
era lanciata.
“Zuccherino? Dille che la Camera del lavoro è una specie di lu-
panare dove si pratica l’amore di gruppo. È obbligatorio l’abito scuro e
il preservativo”, il Duca sfotteva anche in assenza di Zuccherino. “E ora
che si fa?”, continuò.
“Si va a mangiare una pizza…”.
“Gianna ti adoro quando mi dedichi questi versi”, il Duca l’ab-
bracciò.
Il giorno dopo, davanti alla Camera del Lavoro, si imbatterono
in Baba, la ragazza di Pinerolo. Era iscritta al Politecnico dove anda-
vano tutti i cervelloni e dove lei dava esami a mitraglia. Abitava presso
dei parenti dalle parti della Crocetta. Ci furono prima gli abbracci e gli
scambi dei numeri telefonici. Poi, Baba li salutò: “Devo correre in Fa-
coltà per un volantinaggio, domani ci sarà una conferenza su Marcuse,
ci sentiamo. Se siete qui, vuol dire che siete impegnati nel movi-
mento…”.
“Marcuse? E non mi si informa per tempo? Io e Gianna domani
avremo un impegno, che non possiamo disdire, a Rivoli. Si tratta di un
importante dibattito sulla salama al sugo con barbera. Andrete tu e Zuc-
cherino, che già freme, a sentire la conferenza. Poi ci riferirete. Occhio
che Zuccherino, quando sente parlare di Marcuse, non capisce più
niente. Portati i preservativi”, il Duca parlava con Archiloco. Zuccherino,
per fortuna, non poteva sentirlo perché era già entrata nella Camera del
Lavoro.
All’inizio della riunione, una ragazza minuta con dei grandi oc-
chiali propose un minuto di raccoglimento per la morte di Che Guevara
e di don Lorenzo Milani.
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