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in modo molto convincente perché non crede in Dio e nell’immortalità. Di-
mostra che un’etica laica è possibile…”.
“No, non mi interessa. Io sono credente. Chi ti ha indicato quel
libro?”, Zuccherino era curiosa.
“Quel professore di filosofia che pranza nella trattoria dove an-
diamo io e il Duca. Quella in cui abbiamo il conto aperto…”.
“Li trovi tutti tu. Lasciamo perdere. Ti darò io una rivista da leg-
gere, l’ho trovata in biblioteca, è di padre Ernesto Balducci”.
“E chi è?”.
“Un sacerdote che predica un cattolicesimo diverso. Predica la
pace, l’uguaglianza, la solidarietà. Ha difeso un obiettore di coscienza ed
è stato denunciato per questo”.
“Allora leggerò la rivista…”, Archiloco l’accarezzò.
“Spero di fare un salto da te domenica pomeriggio visto che non
vado al Vespro…”.
“E brava la Zuccherino che non va al vesperino ma va alla funzione di
Archilochino!”, il Duca, che aveva origliato i discorsi degli amici, entrava a
gamba tesa, come al solito. Archiloco e Gianna ridevano.
“Non ridete su queste cose. Ve lo chiedo per favore… che non si
possa mai fare un discorso serio?”, Zuccherino era diventata rossa in viso.
Le capitava quando era imbarazzata.
“Va bene, va bene… e tu Gianna domenica che fai?”, il Duca aveva
cambiato discorso. Una volta tanto si era fermato per tempo.
“Verrò al lago con te, è ovvio. Non ti posso mica lasciare solo con
la fatalona”, Gianna non aveva obblighi di Messa, era una buona for-
chetta e i suoi la lasciavano piuttosto libera.
“Brava! Non mi deludi mai! Noi al ristorante, Zuccherino ed Ar-
chiloco a casa a digiuno. Che non li veda nessuno. Pregusto già la bagna
càuda e poi la Gianna ancor più càuda; noi nella gaudenza e i nostri po-
veri amici nell’astinenza. Zuccherino che fa la penitenza e di bagna
càuda resta senza”.
Il Duca “poetava” abbracciato a Gianna. Archiloco, a mani giunte,
chiedeva perdono a Zuccherino per conto dell’amico. Lei stette allo
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