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scherzo: “Ego te absolvo…”, poi gli diede un bacio sulla guancia. Era di
nuovo serena.
Qualche tempo dopo, Archiloco e il Duca si trovavano all’inizio
di Via Po, dal lato di Piazza Castello. Avevano appuntamento con le ra-
gazze che però tardavano ad arrivare. Quel giorno, c’era lo sciopero.
“Non arrivano, che facciamo?”, il Duca si guardava in giro.
“Aspettiamo ancora un po’, poi andremo direttamente in Piazza
San Carlo a sentire il comizio. Si vede che avranno avuto un contrat-
tempo ”. Archiloco guardava l’orologio.
“Saranno in giro per negozi le borghesotte, altro che lotta! E tu che ieri
sei stato un’ora a spiegarci le motivazioni dello sciopero… si sono imboscate
le crumire”, il Duca si stava accendendo il solito sigaro.
Zuccherino sbucò all’improvviso dietro un gruppo di commesse
che portavano uno striscione e delle bandiere del sindacato. “Gianna non
l’ho vista, non è passata a prendermi…”, era trafelata.
“Ci ha dato il bidone. Andiamo che viene tardi”, il Duca si era
messo sulla scia delle commesse.
Piazza San Carlo ribolliva di tute blu. C’erano anche molti stu-
denti. La presenza di quella moltitudine di operai aveva un che di sacro,
di solenne. Persino il Duca se ne stava serio ad ascoltare un sindacalista
che parlava dal palco sul quale c’erano anche degli studenti che regge-
vano uno striscione. Gianna era là in mezzo a loro. Ad un tratto, vide gli
amici e li salutò con il pugno chiuso.
“Ma quella non è Gianna?”, il Duca era stupefatto.
Zuccherino ed Archiloco risposero al saluto, l’una sbracciandosi
e l’altro a pugno chiuso.
Gianna, non potendo scendere dal palco lungo la scala, che era
tutta occupata da operai, si fece calare da due studenti scavalcando il pa-
rapetto. Nella manovra, le si alzò la gonna e gli operai che stavano sotto
al palco urlarono: “Olè!”.
“Gianna, Gianna, che mi combini! Archiloco scriverà un articolo
per l’Unità dal titolo: un culo turba il comizio dello sciopero in Piazza
San Carlo”, il Duca fingeva costernazione.
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