Page 11 - page0-34
P. 11

rosario, che con un po’ di privatizzazioni avrebbero posto rimedio
            a tutto e che lui aveva ereditato una situazione disastrosa dal prece-
            dente Consiglio Minimo, detto anche vecchia baldracca.
               Il Rino avrebbe voluto rifiutare, con le dovute motivazioni, di
            fi rmare il  lungo elenco di tickets da pagare  per  le prestazioni
            sanitarie, ma ormai delirava: era convinto di essersi ferito in un
            durissimo scontro con un drago-capitalista anziché aver centrato
            un camion.
               Poi, perse i sensi. Si risvegliò nella cameretta della sua casa di
            Zontagli tra libri, computer, vecchie ciabatte, timoni di legno, bino-
            coli, macchine fotografiche a soffietto ereditate dal nonno e vec-
            chie cose di “ottimo” gusto.
               Allora era stato tutto un incubo! I monatti, l’assessore Bertoldo,
            i tickets e tutto il resto pura immaginazione!
               La sua casa avita era situata in uno splendido angolo di Liguria:
            gli ulivi digradavano a valle verso gruppi di pini di aleppo con i
            quali raggiungevano il mare.
               Quell’autunno così dolce lo immalinconiva. Che pace! Altro che
            quel palazzaccio dell’Ente Grigio dove era costretto a combattere
            tutti i giorni contro i President-Minotauri che albergavano in com-
            plessi labirinti burocratici la cui strada gli veniva indicata da una
            moderna Arianna che si nascondeva al Piano N1, tra le scartoffie
            del CORRERATTE, che era un mostro dalle sette antenne e cieco
            e sordo dalla nascita.
               Tra quegli ulivi il Rino era un altro: i suoi possenti respiri diven-
            tavano zefiri gentili; le sue urla i canti leggiadri di un trovatore pro-
            venzale. Nella sua casetta si sentiva di nuovo in forma e iniziò subi-
            to a scrivere una lettera-denuncia contro il President-progressist-
            trasformist del Consiglio Minimo e i suoi reggicoda.
               Occorreva una citazione. Dopo averci pensato bene iniziò così:
            Caro (nel senso di costoso per via  dei ricorsi che tanto falcidiava-
            no la borsa del Rino) Presidente, “si parva licet componere
            magnis” mi rivolgo a lei con lo stesso spirito di Zola quando scris-
            se il suo J’accuse contro il Governo francese... ebbene sì io Rino da


                                                                           9
   6   7   8   9   10   11   12   13   14   15   16