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cuno gli suggerì che quella espressione suonava volgare e che,
forse, era meglio puntare su “rapallizzazione”.
Ora che anche dal vocabolario veniva cancellato il nobile neolo-
gismo era come se cancellassero la sua vita. Si sentiva come un
neonato e si mise a frignare: “Uè! Uè! Uè!”.
Lo udì un gabbiano che, preso da compassione nel vedere quel-
l’omaccione disperarsi, gli chiese: “Che hai da piangere?”.
“Sono disperato...il mio neologismo è stato cancellato e
nell’Ente Grigio si trama...si lottizzano le nomine... si attenta
all’ambiente... conformismo e clientelismo la fanno da padroni...
ce l’hanno tutti con me!”.
“L’Ente Grigio? E cos’è?”.
“E’ il basso impero...”.
“Saltami in groppa che andiamo a vedere questo Ente Grigio”
fece il gabbiano trasformandosi in un grande ippogrifo (probabil-
mente era genoano come il Rino).
Volarono verso il palazzaccio dell’Ente Grigio ed atterrarono su
di un grande terrazzo della torre B.
Dai vetri di una grande finestra videro il vice Presidente del
Consiglio Minimo, che si chiamava Picchiatello, che era intento a
giocare con un trenino elettrico che correva in un grande plastico
posto su di una scrivania.
Il vice Presidente, Assessore alla viabilità e ai trasporti, era vesti-
to da capo stazione ed attorno a lui c’erano diverse persone tra le
quali il Rino riconobbe nientemeno che il Ministro dei Trasporti ed
il Direttore Generale delle FS, abituali frequentatori dell’Ente
Grigio.
Rino capì subito tutto: “Stanno facendo le prove per l’Alta
Velocità! Distruttori dell’ambiente!”. Urlava a squarciagola ma
quelli non davano segno di averlo visto.
Ad un tratto il vice Presidente Picchiatello sbagliò manovra ed il
treno deragliò andando ad investire un vecchio locomotore a vapo-
re che si trovava su di un binario morto. Il povero Picchiatello
venne aspramente rimproverato e degradato a manovale semplice.
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