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il congresso nazionale di Chirurgia Generale di Firenze, previsto
nell'ottobre nel quale il prof. Scalfi, nostro Primario, avrebbe tenuto
una importante relazione che Mantero, Ghigliazza ed io stavamo
preparando.
Mi mantenevano al corrente dei loro disturbi con delle lettere, scritte
a macchina o a mano, per lo più recapitate a mia moglie dalla Maria
Toso, riguardanti pressocchè esclusivamente la salute della Lina.
Verso la metà di ottobre le cose sembravano nella norma; Millo, come
tutti gli anziani, manifestava sbalzi umorali ma, per quanto sapessi
delle sue periodiche crisi depressive, che mi sembravano un po'
vissute letterariamente, quando andavo da lui non mi ha mai dato
l'impressione di patologie conclamate o rischiose.
Parlando delle sue ormai lontane passeggiate alla ricerca di licheni,
mi ha regalato l'ultimo lichene che conservava di là per sé; non mi
lasciava mai andar via a mani vuote. (fig.33)
fig.33 L'ultimo lichene che
mi ha regalato.
Subito dopo il 20 di ottobre, una sera verso le 19, la Lina mi ha
chiamato urgentemente; sono corso là e l'ho trovato in preda a una
crisi psicomotoria imprevista, a ciel sereno, come si dice, stando
anche alla testimonianza della Lina.
Dopo le prime cure del caso ho telefonato al dottor Torcello, al quale
ho riferito sintomatologia e terapia praticata ottenendo la sua
approvazione e la promessa che l'indomani mattina sarebbe venuto a
vederlo.
Tonato da lui, pur rendendomi conto che stesse meglio, ho chiesto alla
Lina, molto preoccupata, se desiderava che mi fermassi a dormire lì e
a lei non parve vero; mi buttai perciò sulla turca della saletta ed
entrambi, lui ed io, passammo la notte con un po' di inquietudine.
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