Page 94 - valente-libro-online
P. 94

Articoli, dal titolo “Confronto tra due generazioni”, in
          ricordo di Fabrizio De André, apparsi sul n° 5 - marzo
          1999 - de “Il sole sulla terra del golfo”.


          Ricordando De André
          di Mario Marengo


          Ho imparato ad apprezzare Fabrizio De André grazie ad alcuni
          vecchi dischi di mio padre, il quale fin da giovane era solito
          canticchiare alcune sue canzoni accompagnandosi con la chitarra.
          Troppo tardi ho avuto voglia dì scoprire chi fosse Fabrizio De
          André e che cosa avesse sempre rappresentato per le generazioni
          venute prima della mia. Smaltita la sbornia adolescenziale di heavy
          metal e Vasco Rossi, solo intorno ai vent'anni ho avuta la curiosità
          di mettere sul piatto un vecchio disco di Fabrizio De André e poco
          per volta ho imparato a comprendere meglio alcuni testi che solo
          poco   tempo   prima   non   avevo   o   non   volevo   capire.  Abituato
          com'ero   a   testi   da   vero   macho   (alla   Vasco   Rossi,   tanto   per
          intenderci) mi risultava difficile credere che “...Marinella scivolò
          nel fiume a primavera e il vento che la vide così bella dal fiume la
          portò su di una stella”, mentre mi sembrava più logico che “quella
          stronza (..) é andata a casa con il negro, la troia”. Solo dopo
          un'analisi più approfondita dei testi mi sono poi reso conto che De
          André, come Vasco, era solito partire da storie reali per trascendere
          poi in un mondo fantastico popolato da figure reali, quali barboni
          fannulloni prostitute e benpensanti. Quante volte ho incontrato per
          strada alcune di queste figure, quante volte entrando in qualche bar
          di Spotorno mi sono venute in mente le strofe di "La città vecchia"
          dove si dice “... gonfi di vino quattro pensionati mezzo avvelenati
          al tavolino... li troverai là col tempo che fa, estate e inverno a
          stratracannare e stramaledire le donne, il  tempo ed il governo”.
          Pochi anni fa non sarei mai riuscito ad apprezzare un brano come
          "La canzone dell'amore perduto", probabilmente l'avrei giudicato
          noioso e troppo melenso non avrei neanche poi considerato

                                         92
   89   90   91   92   93   94   95   96   97   98   99