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una curva c’era un leggero strato di ghiaino. Aveva toccato il freno e la
moto era partita. Erano rotolati sull’asfalto. Archiloco non si era fatto
quasi niente, Zuccherino, invece, aveva escoriazioni alle ginocchia e alle
mani. Perdeva sangue. Archiloco chiamò un taxi da un bar e l’accom-
pagnò al pronto soccorso, dopo aver telefonato al Duca e a Gianna che
si trovavano nell’appartamento di Via Lagrange. Zuccherino uscì tutta
incerottata e bendata dalla sala medica. Aveva anche stoicamente sop-
portato un’iniezione. Lei che quando vedeva un ago sveniva. Archiloco
era mortificato: “Come ti senti?”.

       “Bene quando sono con te, anche quando mi fai ruzzolare sulla
strada”, gli aveva baciato la punta del naso.

       Chiamarono un taxi e raggiunsero Gianna e il Duca nel negozio di
Totò. Dovevano studiare un piano credibile altrimenti gli zii di Zuccherino
si sarebbero insospettiti. Stando al piano precedente, Zuccherino aveva pas-
sato la mattinata nella casa dell’amica di Via del Carmine a studiare. Poi era
andata a pranzo con Gianna. In quel momento doveva essere, sempre con
Gianna, al concerto di un quartetto d’archi.

       “Totò la accolse con le mani nei capelli: “Zuccherino mio in che
stato. L’avevo detto che quella lambretta era un cesso! Varda sì!”. La fece
accomodare su una poltrona da barbiere facendo scendere un cliente che
stava aspettando il taglio dei capelli.

       “Siedi qui così stai più comoda… ma che è stato?”, le fece mentre
armeggiava con una leva per regolare bene l’inclinazione della poltrona.

       “È stato Archiloco, un raptus erotico… povera Zuccherino”, il
Duca era sempre lo stesso.

       Prima inviarono un cliente a recuperare la lambretta, poi elabo-
rarono un piano per il rientro a casa di Zuccherino. Il Duca doveva chia-
mare la casa degli zii spacciandosi per un medico del pronto soccorso e
spiegare che Zuccherino era caduta scivolando dalle scale del teatro, dove
si teneva il concerto, trascinando la sua amica Gianna. Nulla di grave,
solo escoriazioni.

       Si mise al telefono e cominciò a raccontare la storia parlando con
un accento piemontese. Ad un certo punto la zia di Zuccherino lo in-

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