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terruppe: “Veniamo subito a prendere mia nipote e la sua amica con la
macchina…”.
“No, no, le accompagno io le tòte… tanto sono sulla strada di
casa… sono il dottor Pautasso del pronto soccorso. Ghe pensi mì. Cerea
madamin”, e il Duca staccò il telefono.
“Porca l’oca! Dovevi proprio dire tòte, cerea madamin e tirare fuori
il dottor Pautasso? E poi ghe pensi mì è milanese”, Archiloco era agitato.
“Certo! È il tocco di classe… il dottor Pautasso, che è un poli-
glotta, ha studiato in Lombardia”.
“Ma quale classe! E se si informano al pronto soccorso dove non
c’è nessun dottor Pautasso?”, Archiloco era preoccupato.
“Il dottor Pautasso mi è uscito così… è un cognome piemontese.
Non si chiama così quel verduriere di Porta Palazzo dove compriamo le
arance?”.
“No, si chiama Carlotto…”, Archiloco precisava sempre.
“Allora, Pautasso l’ho letto su qualche insegna di negozio. Volevo fare
la rima con salasso, sai il dottor Salasso di Capitan Miki, ma poi mi sono
tenuto… anche Carlotto però non sarebbe stato male. Pronto? Sono il dot-
tor Carlotto, quello di sotto, la trovo in salotto? La nipotina ha combinato
un casotto, è caduta dal lambrotto”, il Duca si produceva in una serie di
smorfie ed era grande come sempre.
Gianna cominciò a ridere contagiando tutti compresa Zuccherino,
che si era ripresa dopo lo spavento. Non la finivano più. Anche i clienti
di Totò, quella sera numerosi, si sganasciavano.
“Duca sei un genio! Pautasso! Il dottor Salasso! Capitan Miki! Car-
lotto! Mi faccio la pipì addosso ahi, ahi…” e Gianna si precipitò nella
grotta che Totò chiamava bagno.
In quel momento arrivò madama Gina, la moglie di Totò: “Cosa
sta succedendo? Zuccherino che hai?”.
“Ha fatto l’amore con Archiloco il sadomaso…”, il Duca non mol-
lava mai.
“Non dire scemate!”, madama Gina era corsa ad abbracciare Zuc-
cherino facendosi raccontare la disavventura.
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