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CAPITOLO DICIASSETTESIMO

       Il Duca ed Archiloco si trovavano in vacanza sul Lago Maggiore, a
Meina. Arrivò la notizia della strage alla stazione ferroviaria di Bologna.

       “Che barbarie!”, Archiloco era addolorato.
       Il Duca pensava a voce alta: “Bastardi di merda! Terroristi, servizi
deviati dello Stato, dove vogliono arrivare? Non ne hanno fatto ancora
abbastanza? Quanti morti in questi anni… ho sempre davanti agli oc-
chi le immagini di quel povero operaio assassinato a Genova e di Moro
riverso nel bagagliaio di un’automobile”.
       “Il terrorismo ha deviato la nostra storia. Purtroppo, con l’assas-
sinio di Moro si è chiusa una prospettiva per il nostro Paese… ne ve-
dremo ancora di porcate. Il motivo per cui lo hanno ammazzato è evi-
dente”, Archiloco si era seduto su di una panchina di fronte al lago: “Vedi,
là c’è la Rocca di Angera”, pensava al film di Camerini. Proprio a Meina
era stata girata la famosa scena di ballo con l’organino che suonava Par-
lami d’amore Mariù.
       Il Duca sembrò capire che cosa passasse per la testa del suo amico:
“Beato te che hai sempre qualche luogo dove rifugiarti…”.
       “Di questi luoghi ce ne sono sempre meno…”.
       Il tempo passava e si portava dietro vicende e storie.
       “Pronto, Archiloco?”
       “Ciao Zuccherino, come stai?”
       “Bene, ti ho chiamato dopo aver sentito della morte di Berlinguer…”.
       “Sai riconoscere i miei dispiaceri. Pregherai anche per lui? ”.
       “L’ho già fatto, nella chiesa di San Filippo Neri. Ho sempre avuto
la percezione che credesse in quel che diceva…”.
       “Una perdita grave in questi tempi di schifo… anche io avevo la tua
stessa percezione e ho votato con convinzione il suo partito…”.
       “Anche io”.
       “Zuccherino sei unica! E tuo marito che dice?”.
       “Non mi ha mai chiesto per chi voto, anche se un sospetto ce l’ha.

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