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ti stringi a me…”, intanto si stringeva ad Archiloco che suonava stando
seduto su di una sedia. Lei era in piedi dietro di lui e gli aveva cinto le
spalle. Gli amici della compagnia estiva ballavano quel bel lento che aveva
il sapore di un saluto di fine stagione. Archiloco chiuse la festa cantando,
a grande richiesta, la canzone di Endrigo: “Era d’estate e tu eri con me, era
d’estate poco tempo fa… io ti guardavo e sognavo una vita tutta con te ma
i sogni belli non si avverano mai…”. Archiloco non aveva mai dimenti-
cato l’abbraccio di Zuccherino alla fine di quella canzone. Era commossa.
Gli amici avevano intonato una composizione del Duca: “Zuccherinooo
lascia stare il lacriminooo, battitene il belinooo, pardon il pisellinooo, sei
il nostro fiorellinooo…”. Zuccherino non se l’era presa, anzi, si era di-
vertita perché aveva visto tra i coristi la zia Pallina.
“A che pensi?”, il Duca l’aveva distolto dai ricordi.
“Guardavo questa foto, che bei momenti, ce n’era un’altra in cui
eravamo intorno al piano mentre Gianna suonava”.
Il Duca gli indicò una foto posata su una mensola della libreria:
“Eccola… le tengo qua con me. Sono le foto del periodo più bello della
mia vita. Sarà che divento vecchio… cosa vuoi che ti dica… quelle ra-
gazze, quei giorni, mi mancano. Anche tu mi manchi, almeno quello che
mi parlava di una Mariuccia così semplice e bella, che non poteva uscire
da un film. Allora eri uno scassamento… ma adesso mi manchi…”.
“Duca andiamocene allo stadio, il nostro vecchio Genoa non ci
tradisce mai neanche quando perde”, Archiloco era rimasto colpito dalle
parole del Duca, che riservava sempre delle sorprese.
Uscirono di casa con le sciarpe rossoblu al collo canticchiando:
Quando ti stringi a me…”.
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