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strada. Penso ne valga la pena, anche se ce n’è uno su cento che dice la
verità”. Mi spiacerebbe sbagliare su quell’uno.

       “Come stai?”, fece Archiloco.
       “Benissimo, ho appena fatto testamento… ho sistemato anche il fu-
turo delle mie aziende. Mi sto ritirando. I miei operai potranno stare tranquilli
salvo catastrofi. È l’unica consolazione della mia vita”. Gli aveva parlato del
suo lavoro, cosa che di solito non faceva mai.
       Il Duca, per una volta, era serio. Strano a dirsi, era stato un
buon industriale nonostante ripetesse continuamente che quello non
era il suo mestiere. Quando suo padre, l’ingegnere, si era trasferito a
Siviglia con la moglie, coronando un suo sogno, nessuno avrebbe
scommesso sul futuro delle aziende nelle mani di quel figlio non me-
glio configurabile che avrebbe voluto fare il comico. Invece si erano
sviluppate ancora di più nelle varie branchie. Merito anche di un di-
rettore molto in gamba che durante tutto il periodo della malattia del
padre del Duca aveva diretto le società. Poi aveva assunto un impor-
tante incarico a Roma. In età da pensione era ritornato a Genova e il
padre del Duca lo aveva subito ingaggiato. La sua presenza era stata
determinante per il Duca che aveva così potuto ammortizzare la par-
tenza del padre.
       “A fare l’industriale ho avuto culo”, ripeteva spesso lasciando intendere
non di aver avuto meriti. Forse si sbagliava ma lui era fatto così.
       “Ti trovo bene”, mentì Archioloco.
       “Non sei mai stato capace di raccontare musse… diciamo che c’è
chi sta peggio di me e non sta leccandosi un delizioso gelato… bisogna
accontentarsi…”.
       Archiloco pensava al loro viaggio, svanito come tanti dei loro so-
gni. Non avrebbe mai scritto un grande romanzo. Il Duca non avrebbe
mai fatto il comico di professione. Non sarebbero mai andati insieme a
Siviglia. Del resto, là avevano smesso di aspettarli. Totò se ne era andato
senza vedere Siviglia. La Gina viveva in una casa di riposo a Coronata.
Ogni tanto andavano a trovarla ma era fuori di testa e non li riconosceva
più. Quindi, non li aspettava neppure lei. I genitori di Archiloco se ne

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