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Si ritrovarono in strada. Gianna cercava di calmare Zuccherino che
se l’era presa con Archiloco: “E tu stai lì a ridere come un cretino. Mi fa
rabbia perché so che il film ti è piaciuto…”.
“Che c’entra… a me è piaciuto ma al Duca no… non è mica un
delitto… questione di gusti…”.
“Certo, questione di gusti ma c’era bisogno di ridere e di dire delle
scemate? E poi poteva restarsene a casa… se non gli piaceva il film”.
“Come faceva a sapere che non gli sarebbe piaciuto senza averlo
visto prima? Voi che tutti la pensino come te a priori?”, Archiloco seguiva
la logica.
“Non fare l’ipocrita! Lo sai benissimo che sarebbe finita comun-
que così con il tuo amico. È inutile che lo giustifichi sempre!”, Zucche-
rino non sentiva ragioni.
“Non litigatevi per me e per Bergman, andiamocene a dormire.
Ehi Zuccherino, ti sei presa una botta di compagna al dibattito. Gianna,
abbiamo una bolscevica in famiglia”, il Duca rideva mentre si accendeva
un sigaro.
Gianna accompagnò a casa Zuccherino che, il giorno dopo, si mise
in cerca di Archiloco, che era sparito. Era la prima volta che gli aveva dato
del cretino e dell’ipocrita. Si era fatta prendere dall’ira. Ora voleva scu-
sarsi con lui. Chiese a Totò se sapesse dove fosse finito.
“Sarà alla Gran Madre, seduto sulla scalinata. Di solito va lì
quando deve pensare… quando è triste… ma cosa è successo? Zucche-
rino tutto bene?”, Totò era preoccupato.
“Sì, sì, tutto bene, ci vediamo dopo”, Zuccherino si era incam-
minata verso la Gran Madre.
“Ciao, compagna”, Archiloco la salutò così quando se la vide davanti.
Lei lo abbracciò. Passarono il pomeriggio seduti sulla scalinata, quasi senza
parlare. Poi venne la sera, il tempo non si poteva fermare.
“È questa l’ora antica torinese, è questa l’ora vera di Torino…”, Zuc-
cherino recitava ad alta voce.
“Gozzano…”, Archiloco l’aveva interrotta.
“Ero sicura che tu conoscessi questi versi…”.
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