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“Me ne ricordo sì, anzi, a volte ci ripenso…”.
       “Ci ripensi?”.
       “Sì, a Jung, alla nevrosi come il risultato di una scissione tra l’Io
e l’Inconscio… ho letto qualcosa di recente…”.
       “Archiloco, amigo! Con te non si può mai scherzare che arrivi
subito all’apocalisse! Siamo alla nevrosi? E poi che? Il suicidio? Alle-
gria! Allegria! Amigo loco”.
       “Beh, sei il solito esagerato… ma ho letto del distacco dalle ra-
dici della vita, di un progressivo impoverimento del senso dell’esi-
stenza…”.
       “Brrr, mi vengono i brividi”, il Duca toccò la gamba della seg-
giola in ferro per scaramanzia.
       Mentre stavano chiacchierando, un ragazzo e una ragazza si av-
vicinarono al loro tavolo.
       “Siamo genoani come lei, abbiamo letto i suoi libri, ce lo fa un
autografo?”, il ragazzo si rivolse ad Archiloco.
       “Pronti!”, Il Duca aveva tirato fuori una penna dalla tasca e la
passò all’amico: “Fai una bella dedica a questi giovani genoani, vi vedo
bene insieme si vede che il Genoa è stato galeotto”.
       “Veramente siamo solo amici… ci siamo conosciuti all’Uni-
versità, in biblioteca, a volte andiamo insieme a vedere giocare il Ge-
noa”, la ragazza sorrideva, era molto carina.
       “Solo amici? Com’è possibile? Il tuo sguardo è quello di una ra-
gazza innamorata…”, mentre scriveva la dedica, Archiloco partecipava
al dibattito aperto dal Duca.
       “Guardate che il mio amico di sguardi di ragazze innamorate se
ne intende… adesso vi racconterà di un vecchio film, di un organino
che suona, di due giovani che ballano…parlami d’amore Mariùù. Tutti
insieme: tutta la mia vita sei tuuu”, il Duca era partito. I ragazzi l’ave-
vano seguito nel canto ripetendo le sue parole.
       “Bravi! Ma adesso sedetevi, se dobbiamo approfondire tanto vale
stare comodi…”, il Duca porse una seggiola alla ragazza chiedendole
cosa desiderasse da bere.

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